venerdì 30 maggio 2014

NUOVI FILE IN PDF SCARICABILI!!





Sono stati aggiunti nuovi PDF trovati in rete, scaricabili liberamente nella sezione Documenti del nostro Blog.

Buona lettura.

Lo staff.

Scienziato aerospaziale russo ; il 3% sono oggetti provenienti da civiltà extraterrestri




Il professor Valery P. Burdakov scomparso il 22 aprile 2014 aveva ottenuto un dottorato diricerca nelle scienze tecniche ed era un distinto scienziato russo co-autore di un libro molto popolare “Razzi del futuro”.







Valery P. Burdakov conosceva personalmente molti di coloro che avevano costruito i missili balistici sovietici e pianificato il programma russo per l’esplorazione spaziale .Per 32 anni, Valery P. Burdakov aveva lavorato nel design bureau di Korolyov e guidato lo sviluppo di diverse generazioni di missili balistici, veicoli di lancio, satelliti scientifici, militari e per le comunicazioni, sonde interplanetarie e veicoli spaziali con equipaggio. 
Presso l'Istituto dell’aviazione Valery P. Burdakov aveva anche partecipato alla creazione dello shuttle Energiy-Buran.Egli è stato autore di più di 400 opere che trattavano le scienze ingegneristiche: monografie, articoli, invenzioni e brevetti, manuali per l'ingegneria aerospaziale, economia, energia e termodinamica.Nel corso della sua carriera, il professor Burdakov aveva spesso incontrato e comunicato con i cosmonauti sovietici e russi. 
Aveva imparato molto da loro, ottenendo anche delle informazioni su alcune esperienze molto particolari.Il professor Burdakov aveva studiato gli UFO per oltre 60 anni ed era contro la pseudoscienza e le bufale. Egli credeva che il 97% di tutte le storie sugli alieni erano delle frottole. 
Ciò nonostante lo scienziato riteneva che il 3% sono autentici messaggi provenienti da civiltà extraterrestri per cui li dovremmo prendere in considerazione molto seriamente.Nell'ottobre del 1996, il professor Burdakov pubblicò le sue memorie in Anomaliya Magazine (da non confondere con il giornale ANOMALIYA) di Mosca. Tra i numerosi materiali e informazioni il Professore Burdakov aveva portato alla luce due fatti molto significativi.Il primo rivelava l'interesse di Stalin per l’ ufologia.Il secondo riguardava Sergey Korolyov che era stato convocato e informato su richiesta del compagno Stalin che c'era bisogno di lui al Cremlino.Al Cremlino Korolyov veniva coadiuvato e assistito da due traduttrici femminili che entro il termine di tre giorni dovevano tradurre e leggere una pila di giornali stranieri, libri, e altre pubblicazioni sull'argomento Ufo. 

In quel periodo si vociferava che un "disco volante" era stato catturato nei pressi di Roswell, New Mexico. Nella pila di carte, Korolyov aveva esaminato molti materiali pubblicati, così come numerose testimonianze documentarie. Tra i materiali vi erano anche alcune segnalazioni di avvistamenti UFO sopra l'URSS, per cui Korolyov chiese se poteva prendere tutto il materiale in modo da esaminarlo con calma presso la propria abitazione e consultare dei specialisti. 
Stalin respinse tale richiesta fornendo a Korolyov un appartamento speciale presso il Cremlino appositamente adattato per il suo lavoro . Dopo pochi giorni Korolyov venne nuovamente convocato davanti al dittatore Stalin che chiese una sua opinione in merito al fenomeno UFO .Lo scienziato dichiarò che gli UFO non appartengono ad armamenti di guerra di qualche potenziale avversario e non costituiscono una seria minaccia per il paese.
Tuttavia, il fenomeno in sé non esiste, ha aggiunto Korolyov.Stalin lo ringraziò e disse che altri esperti erano del parere simile tra cui gli illuminati della scienza come Kurchatov, Topchiyev, e Keldish che avevano condotto delle analisi simili.La seconda informazione aveva a che fare con il fallimento della missione Phobos del 1989.Valery Burdakov condusse delle indagini dirette circa la perdita della sonda Phobos 2, e discusse la questione con i progettisti originari del progetto e con quelli che avevano testato il veicolo spaziale. Insospettito dalle spiegazioni ufficiali, il professor Burdakov mise in dubbio la serie di strani eventi che portarono alla distruzione di Phobos 2. Egli non sapeva nulla delle immagini fotografiche scattate da Phobos 2, e non era a conoscenza che alcune persone in Occidente avevano discusso le possibili ragioni sulla scomparsa della sonda. 
Il professore azzardò una ipotesi: se Marte è abitato, gli esseri intelligenti ivi presenti potrebbero aver posto un dispositivo sulla superficie della loro piccola luna per scopi di osservazione costante. Di conseguenza, a suo parere, questi esseri sarebbero intervenuti disattivando la sonda.Le opinioni di Burdakov sono state espresse in un articolo pubblicato nel 1992 sulla rivista russa Quant.


Fonte: MisteriUFO

Quarto Avvistamento UFO segnalato la scorsa settimana su Barcellona (Spagna)

Un nuovo video girato a Barcellona mostra quello che sembra essere un UFO mentre staziona immobile sopra la città.
Questo è il quarto avvistamento verificatosi la scorsa settimana nella citta’ di Barcellona il quale viene avvalorato dal video sottostante.La sua forma a disco suggerisce che potrebbe essere correlato agli altri avvistamenti segnalati in tutta la Spagna. Diverse segnalazioni di oggetti volanti dalla forma discoidale sono state riportate la settimana scorsa soprattutto in Spagna e Messico. Quando le condizioni meteorologiche lo permettono soprattutto se il cielo e’ sereno il numero di avvistamenti aumenta notevolmente per cui risulta difficile all’occhio umano di mettere a fuoco questi strani oggetti.


© Fonte Video: UFOVNI


Fonte: MisteriUFO

GRUPPO SKYWATCHER ROMANO: CONVEGNO A ROMA GARBATELLA



Domenica 1° giugno 2014 avrò l’onore di condurre i lavori del 1° convegno ufologico organizzato dal Gruppo Skywatcher Romano del quale sono anche il fondatore.

Il G.S.R., piccolo gruppo di ricercatori indipendenti impegnati nell’indagine sul fenomeno U.F.O., si avvale dello strumento dello “skywatch” (cioè l’osservazione del cielo) con l’ausilio di videocamere e attrezzature amatoriali e la successiva pubblicazione degli eventi filmati sui principali social network.

L'evento, dal titolo “VIAGGIO NELLA STORIOGRAFIA DEI CONTATTI TRA TERRESTRI ED EXTRATERRESTRI” vedrà la partecipazione di illustri relatori come i ricercatori Ivan CECI e  Maurizio BAIATA nonché l’intervento degli skywatchers del Gruppo, Fabrizio MOLLY ed Iwona SZIMANSKA che presenteranno pubblicamente alcuni avvincenti filmati di oggetti non identificati.


L’evento, totalmente gratuito e patrocinato dall’VIII Municipio, si svolgerà dalle ore 16 alle ore 20 presso la Sala Mille Piani, Via Nicolò Odero n. 13, nel caratteristico quartiere romano della Garbatella.



CENTO MILIONI DI PIANETI POSSONO SOSTENERE FORME DI VITA ALIENE


Dirk Schulze-Makuch

Almeno cento milioni di pianeti sarebbro in grado di sostenere vita aliena

Un nuovo studio afferma che la Via Lattea è la patria di cento milioni di pianeti che potrebbero sostenere la vita aliena. E non solo semplice vita microbica, ma complessa vita aliena.

Un team scientifico composto da Louis Irwin presso l’Università del Texas a El Paso, Alberto Fairén presso la Cornell University, Abel Méndez dalla Planetary Habitability Laboratory presso l’Università di Puerto Rico ad Arecibo, e Dirk Schulze-Makuch della Washington State University, hanno analizzato l’elenco dei pianeti extrasolari confermati (attualmente 1.792), quindi valutato la densità, la temperatura, substrato, la chimica, la distanza dalla propria stella madre, e l’età di ogni pianeta. Il team ha utilizzato questi dati per calcolare l’Indice della Complessita Biologica (Biological Complexit Index (BCI)), valutando questi pianeti su una scala da 0 a 1.0 in base alle loro caratteristiche indispensabili per sostenere la vita multicellulare.

Il calcolo BCI ha rivelato che 1-2 per cento dei pianeti extrasolari conosciuti mostrano un punteggio BCI superiore a quello della luna Europa di Giove, la quale è noto da qualche anno, che nasconde un oceano sotto la superficie globale che potrebbe ospitare la vita. Sulla base di una stima di 10 miliardi di stelle nella Via Lattea, e ipotizzando una media di un pianeta per ogni stella, si arriva ad una cifra importante, ossia, 100 milioni. Alcuni scienziati ritengono che il numero potrebbe essere 10 volte superiore.

La ricerca del team è stata pubblicata su mdpi.com in un articolo intitolato “Valutare la Possibilità di Complessità Biologica su Altri Mondi, con una Stima del Verificarsi di Vita Complessa nella Via Lattea.” (originale: Assessing the Possibility of Biological Complexity on Other Worlds, with an Estimate of the Occurrence of Complex Life in the Milky Way Galaxy)






Alcuni estratti dell’articolo:

Ci sono valide ragioni per ritenere che la vita per come la conosciamo potrebbe esistere in tutto l’universo in abbondanza. Poiché le molecole organiche sono state trovate in regioni di formazione stellare, intorno a dischi protoplanetari, meteoriti e comete.

Sappiamo che l’acqua è tra le molecole più comuni nell’universo, e una miriade di altri liquidi possono esistere nelle diverse temperature planetarie.

Oltre alla presenza di un’abbondanza di luce e di calore in tutti i sistemi stellari, molte altre forme di energia probabilmente sono localmente disponibili su più corpi planetari. Questi fattori dimostrano che vi sono i prerequisiti per l’esistenza della vita in tutto il cosmo.


In risposta alla logica intuitiva che vi è una probabilità che la vita si possa trovare su altri pianeti con delle caratteristiche simili alla Terra, è stata inserita una lista “crescente” dei pianeti ad oggi confermati:

Gl581c e d, GJ667Cc, Kepler-62e ed f, HD40307g e HD85512b. Degli studi recenti su Gl581d e HD85512b hanno confermato la potenziale abitabilità su entrambi. Poiché il numero di pianeti extrasolari conosciuti è cresciuta, la necessità di misure quantitative e la loro somiglianza alla Terra è diventata evidente. Il totale dei pianeti simili alla Terra per massa, dimensioni e temperatura è salito a 28.

Tuttavia, gli esperti sono d’accordo sul fatto che la vita nell’universo potrebbe esistere in forme molto dissimili da quelle della Terra. Anche sul nostro pianeta sono stati scoperti organismi che vivono in condizioni ambientali estreme per gli standard terrestri, quindi non possiamo escludere che questo accada in anche in pianeti extrasolari.

Altri pianeti potrebbero ospitare forme di vita a noi sconosciute, o forme abbastanza estremofili in relazione alla vita sulla Terra, in condizioni molto diverse dalla Terra. Questo fattore potrebbe aumentare il numero dei pianeti in principio esclusi per sostenere una qualsiasi forma di vita.

Di seguito una tabella che indica alcuni corpi planetari noti classificati in ordine decrescente sulla base del loro Indice di Complessità Biologica (BCI), su fattori che influenzano lo sviluppo della vita complessa. I pianeti del Sistema Solare sono stati appositamente inseriti per un confronto.


E’ consigliabile la lettura dell’intero articolo in formato PDF (16 pagine in inglese) reperibile su http://www.mdpi.com/2078-1547/5/1/159




Fonte: MDPI

NASA UFO - trapelato immagini e video Luna!

giovedì 29 maggio 2014

Entità traslucente ripresa in diretta dalla Cam della ISS




Interessante filmato di un'entità trasparente catturata in diretta streaming dalla stazione spaziale della NASA.
Invece di velivoli extraterrestri, alcuni UFO possono effettivamente essere delle entità biologiche, esseri viventi che normalmente abitano il vuoto cosmico.


ISS Diretta Streaming HD Cam: www.ustream.tv / channel / live-iss-stream






UFO CRASH 17 Aprile 1897. In Texas, Aurora.


Il 17 Aprile 1897 si verificava in Texas uno dei primi incidenti ufo della storia moderna. Precisamente 117 anni fa, in una località dell'entroterra texano si verificava uno dei casi di ufo crash più controversi della storia moderna .

Il caso è conosciuto come l'incidente di Aurora - dall'omonima cittadina - e precedette di ben 50 anni il ben più famoso incidente di Roswell .


Il 19 Aprile 1897, nell'edizione del giornale locale Dallas Morning News, veniva riportata un' insolita notizia che allora destò molto scalpore tra l'intera comunità texana.


Intorno alle ore 6 AM ( 6:00 ) di due giorni prima, quindi del 17 Aprile 1897, lo schianto di una navicella aveva provocato l'abbattimento di un mulino a vento di proprietà di un certo Proctor J.S.


Insieme ai resti dell'oggetto volante non identificato, ritenuto "non di questo mondo" dagli abitanti di Aurora, venne rinvenuto il corpo esanime di un piccola creatura dalle sembianze umanoidi. Al corpo della creatura, ribattezzata "pilota marziano" fu dedicata una sepoltura cristiana presso il cimitero pubblico di Aurora.


Circa nello stesso periodo dell'incidente di Aurora, il popolo statunitense fu sconvolto da numerosi avvistamenti di strani oggetti volanti dalla forma tubolare che furono segnalati in tutto il territorio degli States.


(Ricordiamo che l'aviazione terrestre fiorì solo dal 1903, quando per la prima volta i fratelli Wright fecero decollare il loro Flyer).




Cosa ne è stato dei resti dell'ufo e del suo piccolo pilota ? 


Secondo i racconti dell'epoca, i resti metallici dell'ufo - su cui erano riportate delle incisioni quasi analoghe ai glifi egizi - furono gettati in un pozzo nella proprietà di Proctor J.S. . In seguito, i rottami furono rinvenuti da Oates Brawley , un proprietario terriero che acquistò nel 1945 la proprietà di Proctor J.S. e che tentò di liberare il pozzo dai frammenti metallici al fine di servirsene per scopi agricoli .


Successivamente Oates Brawley si ammalò di una grave forma di osteoartrite che gli causò delle deformazioni fisiche più o meno gravi ; supponendo che la malattia fosse causata dall'acqua contaminata, il pozzo venne definitivamente chiuso nel 1957 con una lastra di pietra .


Deformazioni causate dall'assunzione dell'acqua contaminata


Lastra che identifica il pozzo ove furono raccolti i resti metallici della navicella 


Aldilà dei racconti e delle leggende circa questo misterioso avvenimento, del corpo del piccolo pilota si sa ben poco .
Nel cimitero pubblico di Aurora, una targa recita che : "Il pilota marziano, deceduto all'impatto nell'incidente di Aurora del 1897, fu sepolto regolarmente nel cimitero del paese" 




Un indagine compromettente - nel 1973, un team di ricercatori portò avanti una serie di investigazioni finalizzate a ricostruire in modo veritiero la successione cronologica degli eventi che precedettero e seguirono l' ufo crash di Aurora . Una volta riscontrato un alto tasso di radiazioni sia in prossimità della tomba, sia in prossimità del pozzo, gli investigatori pressarono le autorità locali affinchè acconsentissero alla loro richiesta di scavare nei pressi della lapide e riesumare il cadavere del piccolo pilota . 


Una volta ottenuto il permesso però, venne negato l'ingresso al cimitero e quando fu riaperto al pubblico - dopo qualche settimana - la lastra che recitava le iscrizioni era stata inspiegabilmente spostata mentre l'ipotetica lapide scomparve del tutto insieme alla speranza di riesumare il cadavere e scoprire la verità celata dietro la tormentata vicenda .


Un caso controverso - Qual'è la verità dietro l' incidente di Aurora ? Una trovata per pubblicizzare il paese di Aurora, vittima di una grande carestia e di un profondo disagio economico, o qualcosa di ben più grande, riconducibile ad un'attività extraterrestre ?




Negli ultimi 10 anni il caso è stato riaperto e delle analisi molto recenti hanno rilevato su un albero in prossimità del sito dell'ufo crash un materiale che non può esistere sulla terra, formato da una lega di alluminio ed un metallo sconosciuto !


Nonostante siano tantissimi gli elementi che avvalorano l'ipotesi di ufo crash , l'incidente di Aurora rimane ancora avvolto nel mistero .


Insabbiamento delle prove - E' possibile che la chiusura del cimitero nel 1973 e la relativa scomparsa della lapide facciano parte di un operazione governativa di cover up ? Perchè, ancora oggi, viene negato ai ricercatori di scavare e svolgere analisi indipendenti ove sono stati identificati i resti della tomba originaria ?




E' possibile infine che il corpo possa esser stato trasferito dalle autorità locali al fine di nascondere scomode verità ?




Fonte: UfoNews

LO ZEP TEPI - Quando in Egitto governavano gli DEI

Lo Zep Tepi - Quando in Egitto governavano gli "Dei"

Con periodo predinastico dell’Egitto si intende la fase precedente alla formazione dello stato unitario egiziano. La fase comincia nel neolitico antico e arriva fino a circa il 3060 a.C.; il paese è suddiviso nei due regni del Basso Egitto e Alto Egitto. Il predinastico è stato preceduto dal Neolitico Badariano (4400 a.C. – 3900 a.C.) e da altre culture nilotiche tra quali la cultura di Nabta Playa, la Cultura tasiana, la Cultura Faiyum e la Cultura di Merimde. Si ritiene che le capitali fossero Pe, nel delta del Nilo (Basso Egitto) e Nekhen, presso Edfu, (Alto Egitto). Poco si conosce sui sovrani di questo periodo; la Pietra di Palermo riporta, anche se molto frammentariamente, i nomi di sette sovrani del Basso Egitto senza però citare alcun fatto ad essi collegato.

Ka-Hor fa fabbricare quella che oggi è nota come “Pietra di Palermo”: una lastra di diorite della quale rimane un frammento conservato appunto nel museo di Palermo. Ivi egli fa incidere i nomi dei suoi antenati, che si sono ritagliati un dominio attorno all’attuale Abido, i nomi delle loro madri (perchè in epoca predinastica il potere era tramandato per via matriarcale) ed il livello raggiunto anno per anno dalle piene del Nilo, onde poter affermare che il dio Nilo ascolta le sue preghiere ed invia raccolti sempre più ubertosi. Tra questi antenati, dopo un re senza nome, si leggono i nomi di Ny-Hor, Hat-Hor , Pe-Hor, Hedj-Hor e di suo padre Iry-Hor (la cosiddetta “dinastia zero”, ultima fase del Predinastico); Hat-Hor diverrà poi, nel Pantheon egizio, la dea Hathor. Anche di Ka-Hor rimarrà un ricordo indelebile nella mitologia egiziana, perchè dopo di lui “Ka” diverrà sinonimo in Egitto del principio vitale stesso, cioè dell’anima dell’uomo, siccome egli aveva proclamato di possedere “la vita immortale”. 

Manetone (sacerdote di Eliopoli del III secolo a.C.) fa iniziare la sua mitologica storia predinastica dell’Egitto nel 30544 a.C., con la dinastia degli dèi, che dura complessivamente 13.900 anni, e di cui Osiride è il quinto sovrano. Curiosamente, anche Giove è il quinto signore dell’Olimpo. Segue la dinastia dei semidei, che dura 1255 anni. Segue una prima stirpe di re umani, che regna per 1817 anni. Altri trenta re, regnano complessivamente 1790 anni. Poi altri dieci re regnano sulla sola Tebe per 350 anni. Infine, per 5813 anni, abbiamo l’ultimo periodo predinastico, quello degli “Spiriti dei defunti” (o “Spiriti della morte”) che il Papiro di Torino chiama “Spiriti che furono seguaci di Horo” o “I seguaci di Horo”.

Dell’Alto Egitto conosciamo due nomi di re: il primo viene usualmente identificato con Ka mentre il secondo è indicato con il geroglifico che indica lo scorpione. Secondo alcuni studiosi, però, la lettura del nome Ka è scorretta e alcuni ritengono di dover identificare i due sovrani in una sola persona.


Il Re Scorpione è il primo sovrano egizio di cui siano noti alcuni fatti storici, grazie al ritrovamento di alcuni frammenti di una mazza in calcare decorata con scene della sua vita. Probabilmente cercò, e forse non fu il primo, di conquistare il Basso Egitto. Si ritiene, comunemente, che l’impresa riuscì al suo successore Narmer, di cui è famosa una tavoletta di ardesia per trucco, che reca incise scene che mostrano il sovrano cingere le due corone del Basso ed Alto Egitto. Alcuni studiosi però ritengono che Narmer e il Re Scorpione siano lo stesso personaggio. Il re Scorpione appartiene al periodo predinastico recente definito anche dinastia zero.


Sotto di lui prende forma l’Egitto faraonico.


Il Diluvio universale: La stirpe degli Dèi


Il Re Scorpione però non si accontenta di questa impresa: dopo aver fondato effettivamente l’impero egizio unitario, egli asserisce di aver sognato suo padre Ka-Hor, custode della Vita nell’Oltretomba, raffigurata come una colomba bianca appollaiata sotto una grande mano di pietra nera, la Mano del Destino che guida ogni azione umana. Ka-Hor gli avrebbe comandato di partire alla conquista del mondo e di unificare tutte le genti sotto il governo della propria mazza. Così, dopo aver lasciato il Gran Visir Sehen a governare il regno, nel 3163 a.C. con un numeroso esercito fatto di giovani che lo idolatrano e gli sono fedeli fino alla morte, varca i confini del Sinai e conquista la Palestina e la Siria. Giunto sull’Eufrate, si allea con i semiti antenati degli Accadi e con il loro re Humbaba, di corporatura colossale; con loro invade la Mesopotamia sconfiggendo le nascenti città sumeriche.


Questo provocherà tra i Sumeri il ricordo di una potenza ostile proveniente dall’occidente, ed Humbaba verrà ricordato come il mostro custode delle montagne della Siria e dei cedri del Libano. Skr-Hor ed Humbaba radono al suolo la più eminente tra le città sumeriche, Shuruppak, che ha opposto loro una strenua resistenza, nonostante il sapiente Ut-Napishtim consigliasse di venire a patti con i re d’occidente per salvare la città. Accusato di tradimento, Ut-Napishtim è incarcerato con tutta la sua famiglia, ma il Re Scorpione lo libera ed ordina che sia l’unico ad essere risparmiato dal generale eccidio della città, che conterà 10.000 morti. 


Il sapiente, che asserisce di aver dato ascolto ai vaticini inviatigli da Ea, dio dell’aria, ma che è semplicemente dotato di grande pragmatismo politico, diventa astrologo di corte del re, e dagli egiziani viene chiamato semplicemente Ut; la sua vicenda genera la leggenda dell’unico uomo salvatosi dalla distruzione di Shuruppak, e più tardi dell’unico sopravvissuto al Grande Diluvio (ne resta traccia nel Poema di Gilgamesh).
Il racconto del diluvio universale è presente nella tradizione egizia tanto quanto in quella di ogni altra civiltà; e tale conoscenza non può per questo essere confutata semplicemente dal fatto che l’Egitto non sia stato colpito da questa catastrofe. Ritornando al passo precedente del Timeo di Platone è infatti opportuno riportare l’ultimo frammento:


“Allora dunque gli abitanti delle montagne e dei luoghi alti e aridi muoiono più di quelli che dimorano presso i fiumi e il mare. E il Nilo, com’è nostro salvatore nelle altre cose, così dilagando ci salva allora da questa calamità. Quando invece gli dei, purificando la terra con le acque, l’inondano, i bifolchi e i pastori, che abitano i monti, si salvano, ma gli abitanti delle vostre città sono trasportati dai fiumi nel mare. Ora in questa regione né allora né mai l’acqua scorre dalle alture sui campi, ma al contrario suole scaturire dalla terra. Così dunque per queste cagioni si dice che qui si sono serbate le più antiche memorie, ma in verità in tutti i luoghi, dove né il freddo immoderato né il caldo l’impedisce, sempre v’è quando più e quando meno la stirpe umana.”
I sacerdoti di Sais sono perfettamente al corrente di quanto accaduto nelle altre regioni, e in modo particolare in Grecia; conoscono il racconto di Deucalione e Pirra, ma sostengono che esso appartiene a un’epoca relativamente recente della storia.


Tale diluvio, secondo i registri e gli annali conservati nei templi delle città sacre, non ha seriamente coinvolto quella terra: l’Egitto è stato salvato non solo dal Nilo (al pari di una divinità, forse tra tutte la più importante nella vita pratica e quotidiana di quelle popolazioni), che lo dirige con regolare alternanza delle piene e delle magre, ma anche e soprattutto dalla particolare e favorevole posizione geografica del territorio (“dove né il freddo immoderato né il caldo l’impedisce”).
Per questa ragione l’Egitto rappresenta la vera culla della civiltà, dato che la sua storia in realtà è molto – ma molto – più antica di quanto si possa immaginare (“ qui si sono serbate le più antiche memorie ”). Ma allora, quanto più antica? Di quanto erano più anziani gli Egizi rispetto ai fanciulli Greci e a tutte le altre razze?


Un sacerdote di Eliopoli del III secolo a.C., tale Manetone, redasse una esauriente ed approfondita storia dell’Egitto che purtroppo non ci è giunta in forma completa, pur avendo continuato a circolare fino al IX (Nono) secolo d.C.: infatti alcuni dei papiri di cui era costituita vennero utilizzati in epoche successive da autori e cronisti ebrei e cristiani. Una versione armena della Chronica di Eusebio di Cesarea ci informa di aver attinto dalla storia dell’Egitto di Manetone, che era composta di tre libri e che trattava “degli dei, dei semidei, degli spiriti dei morti e dei re mortali che governarono l’Egitto”. Eusebio cita la cosiddetta “enneade” di Eliopoli, la stirpe dei primi nove Dei che governarono l’Egitto nello “Zep Tepi” (il favoloso Primo Tempo, simile in tutto e per tutto all’Età dell’Oro di altre tradizioni).
Secondo Manetone gli Dei mantennero il potere sovrano, trasmettendolo l’uno all’altro, per 13.900 anni; poi regnarono i Semidei per 1.255 anni; in seguito si alternarono ulteriori discendenze di re, rispettivamente per :


- 1.817,
- 1.790,
- 350 anni;


quindi vi fu il regno degli spiriti dei morti per 5.813 anni; solo al termine di quest’ultimo periodo comincia la discendenza dinastica (Menes, faraone della I dinastia e unificatore dei due regni dell’Alto e Basso Egitto, nel 3.100 a.C.).


Stando dunque a questa apparentemente folle cronologia, partendo dalla scadenza comunemente accettata (salvo inevitabili divergenze) del 3.100 a.C., come reale inizio non solo della storia dell’Egitto ma dell’intera civiltà dell’uomo, risaliremmo alle seguenti date:


8.913 a.C. (fine dell’epoca dei dieci re ed inizio del regno degli spiriti dei morti);
9.263 a.C. (fine dell’epoca dei trenta re ed inizio del regno dei dieci re);
11.053 a.C. (fine dell’epoca dei primi re non divini e inizio del regno dei trenta re);
12.870 a.C. (fine del regno dei Semidei e inizio del regno dei primi re non divini);
14.125 a.C. (fine del regno degli Dei e inizio del regno dei Semidei);
28.025 a.C. (Zep Tepi e inizio del regno degli Dei).


La somma delle date di transizione precedentemente citate dal racconto di Manetone dà un totale di ben 24.925 anni di “preistoria” egizia: 13.900 + 1.255 + 1.817 + 1.790 +350 + 5.813 = 28.025 – 3.100 = 24.925


All’inizio del Regno Antico esistevano numerosi miti della creazione che implicavano il sole, e siccome si erano sviluppati diversi centri religiosi in altrettante città, le caste sacerdotali di questi centri cercarono di aumentare il loro potere e il loro status sviluppando le rispettive teologie per collocare il loro dio come creatore del mondo.


Tutte queste numerosi tradizioni non sono affatto troppo dissimili tra loro, differenziandosi più che altro per certi dettagli e per la composizione del pantheon da loro venerato. È un po’ in piccola scala quello che su grande scala avviene di fatto tra le culture di tutte le popolazioni antiche e moderne del mondo intero.


Per quanto riguarda l’analisi della mitologia presente in Egitto, in ogni caso non possiamo non avere come principale punto di riferimento la teologia ai tempi professata dai sacerdoti della città di Eliopoli.


La tradizione comune parla di un inizio, un tempo in cui in Egitto non esisteva alcuna terra e tutto era oscurità; queste tenebre erano un illimitato oceano informe, un brodo primordiale nero e apparentemente inerte chiamato Nun. Da questa enorme distesa d’acqua emerse il dio sole (Atum/Ra) manifestatosi come un grande uovo splendente.


Sembra però più attendibile la versione che Ra sia un appellativo tardo, o forse addirittura la figura di un dio successivo, pur essendo ugualmente identificato col sole. In ogni caso viene associato alla figura di Atum, forse più legittimamente come una delle sue manifestazioni: “Io sono Khepera all’alba, Ra a mezzogiorno, Tem alla sera”, nel suo tragitto attraverso la volta celeste (notare l’analogia con la nostra concezione di Trinità, di Dio Uno e Trino).


Questo dio era estremamente potente, poteva assumere qualsiasi tipo di forma e aveva il dono di creare tutte le cose soltanto nominandole: battezzò Shu e furono i venti, Tefnut e cadde la pioggia, Geb e nacque la terra, Nut e apparve l’arcata del cielo, Hapi e prese a scorrere il grande fiume Nilo che portò la ricchezza dei suoi frutti. Il capostipite nominò tutte le cose della natura ed esse crebbero; finché non chiamò l’umanità e l’Egitto si popolò (ricordate il nostro : ”Dio disse ….e…..fu”).


Andando ad analizzare più profondamente il mito della creazione, ci imbattiamo in due fondamentali elementi della storia dell’Antico Egitto. Il primo, come già annunciato, è Eliopoli (il toponimo è quello greco, ma il termine egizio originale è Innw, da cui deriva quello più moderno di On).


Eliopoli era il più grande e antico centro religioso dell’Egitto, la cui casta sacerdotale era in possesso di tutte le conoscenze umane, riuscendo a ordinare i numerosi miti e raccogliendo anche il tutto nei testi esoterici e negli annali.


Il secondo è rappresentato dai cosiddetti Testi delle Piramidi, rinvenuti ormai due secoli fa all’interno delle piramidi di Saqqara (in particolare quella del faraone Unas della V dinastia). In base a questo ‘testo’ Atum emerse da Nun come una collina primordiale, la prima terra comparsa in mezzo a tutto quel nulla (quindi, un’isola vera e propria); e i sacerdoti la identificavano proprio con il luogo dove sorgeva il loro tempio, come afferma la formula 600 dei Testi delle Piramidi:


“O Atum! Quando giungesti ad esistere emergesti come un’Alta Collina,
scintillasti come Pietra Benben nel Tempio della Fenice in Eliopoli.”


La pietra Benben era la collina primordiale manifestata. Qualcuno afferma che fosse il supporto del dio sole e che la pietra originale fosse conservata nell’Hewet-Benben, il Tempio di Benben a Eliopoli.


La sua sommità era ritenuta il punto colpito dai primi raggi del sole al suo sorgere, e deve aver fatto da archetipo alle simili pietre che si ritiene fossero un tempo collocate sulla cima degli obelischi e delle piramidi. (Nacque da tale particolarità l’abitudine di creare siti e monumenti in cui il sole al sorgere di particolari giorni dell’anno, equinozi o solstizi, si manifesta in un modo particolare o provoca spettacolari effetti?)


Ma il Tempio di Benben è spesso anche denominato Tempio della Fenice, o meglio ancora il ‘Tempio di Bennu’: la parola Benben deriverebbe dall’antico termine weben (= ‘sorgere nello splendore’), il che porterebbe più o meno direttamente all’immagine della Fenice, l’uccello mitologico che rinasce dalle sue ceneri.


Il mito greco della Fenice è stato introdotto dallo storico Erodoto, e racconta di un uccello simile a un’aquila che ogni 500 anni trasporta il genitore defunto, racchiuso in un uovo di mirra, dall’Arabia all’Egitto e lo brucia nel tempio del sole.


Tuttavia, anche Erodoto aveva soggiornato a lungo in Egitto, e sempre da dialoghi con i sacerdoti di Eliopoli aveva appreso del mito della Fenice, da loro chiamata Bennu (a differenza dell’omologo greco, identificato con un uccello simile a un’aquila, il Bennu nei Testi delle Piramidi viene raffigurato come una specie di cutrettola gialla e associato anch’esso ad Atum/Ra): questo uccello si era posato sul Benben per lanciare col suo canto il messaggio che l’età degli dei era iniziata; è segnalato anche nel Libro dei Morti come airone grigio, simbolo sia di Ra che di Osiride e appare anche nei riti funerari per assicurare che il morto sarebbe rinato nel mondo sotterraneo.


E’ immediato il collegamento logico derivante dal raffronto tra i termini Benben e Bennu (il piramidio e la creatura): entrambi riportano alla radice semitica bn (indicante il concetto di ‘generazione’) e alla sua forma ripetuta bnbn oppure bnn (‘fluire’, ‘scorrere’, ma anche ‘seme’); e appare evidente anche il rimando a un’immortale iconografia mentale: la simbologia sessuale del fallo (la colonna con il Benben, ‘uccello Bennu’). Atum, d’altra parte, si era generato da solo nel nulla, e sempre da solo, come rivelano i Testi delle Piramidi, aveva generato le divinità Shu e Tefnut.


E non è neppure da ignorare la possibilità che ci sia un reale collegamento tra la pietra del Benben e il Baetylos siriano o la pietra nera venerata nell’Islam, e quindi – per dirlo in parole povere – un particolare rapporto con ‘strani segni’ e presagi piovuti dal cielo.


Ora, per concludere questa sezione e darne un quadro riassuntivo più diretto, vediamo le fasi della creazione nel mito e nella possibile evoluzione storica della natura:


28.025 a.C. circa, Zep Tepi e inizio del regno degli Dei.


Erodoto (Storie, Libro II) apprende che il Primo Tempo egizio fosse un’epoca remotissima, e che da essa ai suoi giorni il sole si sarebbe mosso quattro volte: “in questo periodo di tempo il sole si sviò quattro volte dall’usato suo corso: due volte sarebbe spuntato di là dove ora tramonta; e dove ora sorge, ivi due volte sarebbe tramontato”. I poli hanno ricostituito le calotte glaciali, il livello dei mari cala vistosamente, ‘emergono’ le prime terre (prima sotto forma di semplici isole), il clima non è più insostenibilmente caldo, aumentano gli squarci di nuvole, filtra la luce del giorno, si rivede la volta celeste con i suoi Dei/pianeti.


Nel mezzo di un oceano mondiale (Nun, l’acqua primordiale) sorge un’isola: quest’isola viene associata a una strana catena di simboli: un uccello, che poi diventa seme, e quindi pietra, colonna, piramide. È un’isola nata dal nulla (si è generata da sola), ed essendo identificata nel dio sole Atum, segna un passaggio netto tra una condizione di oscurità e immobilismo (l’impossibilità di osservare il cielo nascosto e il moto dei pianeti e quello apparente delle stelle fisse) e la luce, lo ‘splendore’: Atum generà Shu (dio dell’aria e del vento) e Tefnut (dea della pioggia e dell’umidore, presumibilmente identificata con il serpente uraeus o con l’iris):
Shu, in quanto aria e vento, aiuta la ‘Nave del Giorno’ di Atum/Ra nel suo tragitto da Khepera (alba) a Tem (tramonto); Tefnut è molto spesso descritta come una donna dalla testa di leone e può essere anche associata alla dea Sekhmet, che compare in altre tradizioni come l’esecutore della volontà di Atum di sterminare l’umanità.


Shu e Tefnut (‘figli del dio sole’ oppure ‘occhi del signore del tutto’, prima coppia divina) generano Geb e Nut, la terra e il cielo (questa è l’unica tradizione di un ‘dio’ terra e di una ‘dea’ cielo). Geb quando sorride scatena i terremoti e sul suo corpo fioriscono tutti i doni che possono essere mangiati (le eruzioni vulcaniche forniscono alla terra il calore e i nutrimenti vitali necessari come fondamenti dell’habitat futuro per la vita). Il dio è raffigurato sdraiato sul lato e appoggiato sul gomito saldo. Nut è invece la sua sposa sorella che si erge inarcata sopra di lui, con il suo corpo decorato di stelle. Ella inghiottisce Atum/Ra (Tem) e la ‘Nave della Notte’ viaggia attraverso il suo corpo durante le ore notturne. All’alba lo riporta alla vita in forma di Khepera. Questo potere rigenerativo di Nut, attraverso il percorso morte – sepoltura – rinascita, si trova nel concetto dei sarcofagi (la dea che a braccia aperte accoglie il defunto).


A questo punto Atum si è incarnato in uomo, ha governato per millenni e millenni, è diventato un vecchio sole indebolito nei suoi poteri: per questa sua necessaria mortalità, non viene più venerato dagli uomini che ormai lo scherniscono. Atum allora si infuria e chiama a raccolta i suoi figli e i loro figli (gli altri dei) insieme allo stesso Nun e li avverte che medita vendetta sull’umanità (un Concilio degli Dei del tutto simile a quello presente nell’Odissea). Si giunge alla conclusione di colpire gli uomini con un flagello e la dea Sekhmet/Tefnut sarà l’esecutrice materiale del piano: questa dea, dalla testa di leone e dagli istinti famelici, si reca in Egitto a caccia di uomini da divorare e sangue per nutrirsi, e compie una strage. Quando poi si rende conto di quello che succede e che la dea è ormai incontrollabile, Atum si impietosisce, raduna ancora in assemblea gli Dei e viene deciso così di risparmiare l’umanità sopravvissuta. Vengono chiamati dei messaggeri velocissimi incaricati di recarsi, di notte e in gran segreto, all’isola Elefantina per raccogliere una gran quantità di ocra rossa. Questa viene portata ad Eliopoli e quindi aggiunta e mischiata alle settantamila giare di birra che durante il giorno le dee avevano preparato.


I messaggeri spargono la birra rossa (del tutto simile al sangue) su tutta la terra, inondandola. Al suo risveglio Sekhmet vede tutto quel sangue e comincia a bere… a bere… a bere… e una volta terminata la bevuta non ha più niente da divorare, e comunque è ormai sazia.


Quindi, se ne torna da Ra e i sacerdoti che la venerano per lungo tempo si riuniscono una volta all’anno per bere in suo onore birra rossa, con la speranza di calmare di tanto in tanto la sua sete di sangue .


- Ed ecco il 14.125 a.C. circa, l’inizio del regno dei Semidei (la seconda parte dell’Enneade).


Al termine dell’inondazione (vista sempre come rimedio da una colpa – umana o divina – ed elemento rinnovatore), viene generata una “nuova” umanità, governata dai Semidei (i Nephilim Anunnaki?!), i quattro figli di Geb e Nut: Osiride, Iside, Seth e Nepthys. Osiride e Iside sono fratello e sorella, oltre che coppia divina, e regnano sull’Egitto portando la civilizzazione e riportando (attraverso la loro legge) l’ordine sulla terra. Osiride, in particolare, è il primo re antropomorfo e allo stesso tempo viene considerato il dio della morte e della resurrezione.


Secondo il racconto di Plutarco, egli aveva portato al popolo d’Egitto i doni della civilizzazione, insegnando loro ogni genere di pratiche utili, abolendo il cannibalismo e i sacrifici umani, e dotandoli del primo codice di leggi (Maat). Quindi, terminato il suo compito, egli partì in un viaggio per il mondo per portare questi doni anche alle altre civiltà.


Il mito afferma che:
Durante la sua assenza il fratello Seth tramò contro di lui. Al ritorno di Osiride, Seth e i settantadue fantomatici cospiratori della sua corte lo invitarono a un banchetto dove misero in palio un magnifico forziere di legno e oro a favore di colui che avrebbe potuto distendersi comodamente al suo interno. Gli ospiti non riuscirono a entrare, mentre Osiride vi entrò perfettamente e non fece in tempo ad uscire che i cospiratori lo rinchiusero inchiodandone il coperchio e sigillandolo col piombo fuso. Il corpo fu gettato nel Nilo, ma non sprofondò nel fiume e galleggiò trasportato dalla corrente fino al mare.


(ricordate la storia di Mosè? Anche altri racconti tramandatici nel tempo descrivono un evento del genere, una persona in un “contenitore” trasportato dalle acque).


Iside, con l’aiuto degli sciacalli, partì alla caccia del fratello, e lo ritrovò presso la costa di Byblos. Il forziere si incagliò tra i rami di un tamerice, il quale cominciò a crescere rapidamente ingigantendosi e incorporando Osiride nel cuore del suo tronco. Il re di Byblos decise di abbattere l’albero e di ricavare dalla parte del tronco contenente il forziere una trave di colmo per il suo palazzo. Iside quindi rimosse il corpo del fratello consorte e lo riportò in Egitto per sottoporlo al processo di rinascita.


Secondo un’altra versione, che può anche trattare di un episodio successivo, Osiride venne ucciso a pugnalate da Seth e tagliato in quattordici pezzi che vennero sparsi per tutto l’Egitto. Iside, che non aveva avuto la possibilità di avere un erede dal marito, riunì i pezzi e assistette insieme alla sorella Nephtys alla sua salma con grandi lamentazioni.


Iside, con i suoi poteri magici e l’aiuto della sorella, operò un processo di rigenerazione (attraverso la mummificazione), che fosse sufficiente a entrambi i coniugi per dar vita al loro figlio. Vi fu l’accoppiamento sessuale e fu concepito Horus: Iside assunse la forma di nibbio (ancora il Bennu/Fenice) e si abbassò sul fallo di Osiride per riceverne il seme. Solo allora, l’anima di Osiride poté intraprendere il viaggio astrale che l’avrebbe portato nel cielo come divinità. Iside, che si era rifugiata nelle paludi del delta del Nilo per sfuggire all’ira di Seth, diede alla luce Horus, il quale avrebbe vendicato il padre. Diventato un principe potente, Horus sfidò Seth a duello: durante il combattimento Horus perse un occhio e Seth i testicoli, ma il dio sole risolse la lotta decretando la vittoria di Horus, il quale venne proclamato il primo re nella linea dei faraoni.


- 12.870 a.C. circa, l’inizio della discendenza dei re ‘figli di Horus’ o ‘seguaci di Horus’.


Con Horus vengono identificati tutti i faraoni della linea, in quanto governanti viventi dell’Egitto: quegli stessi regnanti che, defunti, trasmigreranno nel cielo assumendo l’identificazione con Osiride.


Lo schema seguito è figlio (dio incarnato come Horus nel faraone) – Padre (controparte degli inferi e del cielo, anima del faraone) – Figlio (dio incarnato come Horus nel nuovo faraone).


La mummificazione del defunto, che è in attesa di compiere il suo tragitto verso il cielo, consente il temporaneo mantenimento in vita del divino per potersi reincarnare in un nuovo faraone. Shemsu Hor (‘i seguaci di Horus’) è anche un epiteto attribuito alla casta sacerdotale di Eliopoli. Alcune cronache storiche indicano che in qualsiasi momento potevano essere impiegati al servizio del Tempio di Benben anche 12.000 sacerdoti.


Il termine ‘sacerdoti’ però non è appropriato (o è in realtà comunque fuorviante e limitante): in realtà si dà per certo che essi non fossero altro che ‘astronomi’, tanto che l’alto sacerdote veniva chiamato “Capo degli Astronomi”.


- 8913 a.C. circa, la fine dell’epoca della discendenza dei re ‘figli di Horus’ e inizio del regno degli spiriti dei morti.


Di fatto, è un periodo di circa 6.000 anni che potrebbe coincidere con una fase di transizione tra la fine dell’età precedente e l’evoluzione di quella attuale. Il periodo dell’oscurità, degli inferi, del Diluvio Universale.


Come abbiamo potuto constatare la somma di tutto il periodo predinastico e’ di 24.925 mila anni, poco meno di un intero ciclo precessionale ed un po’ meno di quanto riportato dal Papiro di Torino, la cui somma dei regni predinastici e’ di circa 33.000 anni. Manetone in realta’ ha indicato la data del 36.500 a.C. come intera durata della civita’ Egizia, dal ciclo predinastico fino all’inizio della dinastia di Menes. Questo dato e significativamente decisivo nel processo di storicizzazione dell’epoca predinastica, poiche’ la datazione storica del “Primo tempo” e’ stata volutamente trascritta anche fisicamente sul pianeta Terra, sottoforma di monumenti, dai progettisti di Giza. La disposizione di tali monumenti non e’ casuale, come correttamente sostiane Bauval, e non solo per quanto riguarda gli allineamenti astronomici.


In conclusione, non e’ affatto azzardata l’ipotesi che in epoche remote sia esistita una popolazione testimone di epoche perdute, di una civilta’ scomparsa ed altamente evoluta. Ipotizziamo che sia vissuta decine di migliaia di anni fa, molto prima del regno di Menes, una civilta’ composta da esseri che custodivano i segreti piu’ reconditi del sapere e li hanno tramandati edificando monumenti stupefacenti utilizzando i codici ermetici della scienza. E’ davvero cosi difficile immaginare un passato remoto tanto complesso quanto storicamente dirompente?


La risposta e certamente nei monumenti di Giza.





Fonti:

L'ETERE E L'AKASHA: Energia Universale - Coscienza Immortale

Sin dall’antichità in molti hanno creduto nell’esistenza di una quintessenza che permea tutto l’universo a cui spesso è stato dato il nome di Etere. Il concetto di Etere e la sua stessa esistenza sono molto controversi tanto che nel secolo scorso la scienza ufficiale in uno storico esperimento, non avendo potuto rilevarlo, sancì la sua inesistenza. Molto spesso l’Etere viene assimilato, nella tradizione esoterica orientale e occidentale ai concetti di Prana, Kundalini, Ki, Energia Vitale, Orgone, Forza Odica, Magnetismo Animale, Mana, ecc.. Visto la moltitudine di significati ad esso attribuiti, non sempre coerenti tra loro, cercherò in questo capitolo di riportare sinteticamente le scoperte degli autori più significativi e di trarne alla fine le dovute conclusioni.





Franz Anton Mesmer (1734 – 1815)
Mesmer, medico e filosofo, credeva fermamente nell’astrologia. Studiò le interazioni dei corpi celesti sul corpo umano e a tal proposito scrisse  “E’ ovvio che non avviene praticamente alcun cambiamento nei corpi celesti che non influenzi le consistenze fluide e solide della nostra terra. Può quindi qualcuno negare che anche gli organismi animali siano sottoposti alle stesse influenze? Una creatura vivente è anch’essa parte della Terra e tale creatura consiste di componenti liquide e solide, le cui proporzioni ed equilibrio sono sottilmente alterati, in tal modo producendo degli effetti acutamente sentiti dalla creatura stessa.”

Possiamo riassumere i risultati delle sue ricerche nei seguenti punti :


Esiste un’influenza reciproca tra i corpi celesti, la terra e tutti i corpi animati. Il mezzo di questa influenza è un fluido diffuso universalmente (chiamato da Mesmer magnetismo animale), così continuo da non ammettere alcun vuoto, incomparabilmente sottile, e naturalmente suscettibile di ricevere, diffondere e comunicare tutte le perturbazioni motorie. Mesmer notò che avvicinando una potente calamita o le dita di una mano alla fiamma di una candela, la stessa si inclina verso la calamita o le dita.


Secondo Mesmer, la malattia ha origine dalla carenza di tale fluido all’interno del corpo umano che può essere incanalato e convogliato verso altre persone utilizzando magneti naturali da applicare sulle parti del corpo da curare o mediante l’imposizione delle mani irradianti energie benefiche.


Karl von Reichenbach (1788 -1869)
Il barone von Reichenbach scoprì che se alcuni sensitivi venivano posti all’interno di una camera buia insieme ad un potente magnete a ferro di cavallo, potevano osservare una luce emanante dai poli del magnete. Tale luce permetteva di vedere le persone all’interno della stanza buia, creava ombre e al soffio tremava come la fiamma di una candela.


Effettuando l’esperimento con un cristallo di quarzo, al posto del magnete, si poteva osservare che “tutto il corpo del cristallo riluceva di una luce delicata, e dalla punta superiore emanava una luce azzurra, in costante movimento, a volte scintillante”.


Reichenbach osservò che anche il suo corpo nell’oscurità emetteva la stessa luce che chiamò Od. Tale luce mostrava uno spettro di colori che variava dal rosso al violetto, andando dalla zona degli organi genitali verso la sommità del capo. Inoltre, “correnti di luce simili a fiamme di intensità relativamente maggiore scorrono dalla punta di tutte le dita, nella direzione in cui esse sono stese”.


Le proprietà odiche dei materiali e del corpo umano risultavano amplificate se esposti direttamente alla luce solare.


“L’Od è l’espressione di una forza dinamica che compenetra in modo sottile e scorre con irresistibile potenza attraverso tutto ciò che fa parte della natura [...] Questa forza non solo si manifesta al contatto ma anche a distanza, come dal sole, dalla luna e dalle stelle; così pure da tutta la materia.


Nikola Tesla (1856 – 1943)
Tesla, uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi, ebbe a dire : “L’etere è portatore di luce e riempie ogni spazio, l’etere agisce come forza creativa che dà la vita. Viaggia in “turbini infinitesimi” (“micro eliche”) prossime alla velocità della luce, divenendo materia misurabile. La sua forza diminuisce e arriva a terminare del tutto, regredendo in materia, secondo una specie di processo di decadimento atomico […] Ogni atomo ponderabile è differenziato da un fluido tenue, che riempie tutto lo spazio meramente con un moto rotatorio, proprio come fa in vortice di acqua in un lago calmo.


Una volta che questo fluido – ovvero l’etere – viene messo in movimento, esso diventa grossolana materia. Non appena il suo movimento viene arrestato la sostanza primaria ritorna al suo stato normale [...] Può allora accadere che, se riesce in qualche modo a imbrigliare questo fluido, l’uomo possa innescare o fermare questi vortici di etere in movimento in modo da creare alternativamente la formazione e sparizione della materia. Dunque al suo comando, quasi senza sforzo da parte sua, vecchi mondi svanirebbero e nuovi mondi entrerebbero nell’esistenza.


L’uomo potrebbe così alterare le dimensioni di questo pianeta, controllare le sue stagioni, aggiustare la sua distanza dal sole, guidarlo nel suo viaggio eterno lungo l’orbita di sua scelta, attraverso le profondità dell’universo. Egli potrebbe far collidere i pianeti e creare i suoi soli e le sue stelle, il suo calore e la sua luce, egli potrebbe dare origine alla vita in tutte le sue infinite forme. Dare origine alla nascita e alla morte della materia sarebbe il più grande degli atti umani, cosa che darebbe all’uomo una conoscenza profonda della creazione fisica; tutto questo gli permetterebbe di compiere il suo destino ultimo”.


Secondo Tesla il campo gravitazionale terrestre è dovuto allo spostamento del pianeta attraverso l’Etere.


“Quando la materia solida viaggia attraverso lo spazio, subisce il vento dell’etere e le differenze in potenziali elettrici provocano dei cambiamenti nel dislocamento elettromagnetico all’interno della massa e del vento dell’etere. Il campo elettrico della terra crea il dislocamento magnetico all’interno dell’etere e lo accumula all’interno del campo elettrico della terra. La differenza tra il dislocamento magnetico all’interno di una massa ed il dislocamento magnetico fuori della massa dell’etere è la gravità”.


Tesla ha ottenuto circa 300 brevetti in tutto il mondo per le sue invenzioni, è stato l’inventore della corrente alternata, che ha contribuito alla nascita della Seconda Rivoluzione Industriale, e la Suprema Corte degli Stati Uniti gli ha attribuito la precedenza della scoperta della radio rispetto a Guglielmo Marconi. Alla sua morte il governo americano classificò i suoi scritti come Top Secret, privando l’umanità di un patrimonio scientifico di incalcolabile valore.


Wilhelm Reich (1897 – 1957)
Reich, medico e Psicoanalista di fama mondiale, brillante allievo e collaboratore di Freud, abbandonò la psicologia per dedicare il resto della propria vita a studi sulla bioenergetica nel tentativo di dare una risposta a quella che per lui era la domanda fondamentale “Cos’è la vita?”.
Egli osservò al microscopio che la materia inorganica e quella organica, dopo essere stata sottoposta ad un processo di sterilizzazione ad alta temperatura, si disgrega formando vescicole di materia (bioni) dotati di un movimento circolare a spirale e pulsante che emanano un colore verde-azzurro. Tali vescicole, unendosi tra loro, possono svilupparsi in organismi viventi. Reich riteneva che i bioni fossero carichi di una sorta di energia vitale, priva di massa, che chiamò orgone o energia orgonica. Queste vescicole di energia orgonica condensata, aggregata insieme a molecole organiche ed inorganiche, sono l’anello di congiunzione tra l’etere e la vita biologica di cui ne costituiscono l’elemento base “… sono strutture di transizione dal non vivente al vivente. Il bione è l’unità funzionale elementare di tutta la materia vivente”.


L’orgone giunge continuamente nell’organismo dall’aria e dal sole attraverso la respirazione, la pelle e i polmoni.


Sulla base delle sue osservazioni Reich dedusse le seguenti proprietà dell’orgone:

permea tutto lo spazio
è caratterizzato da un movimento a spirale di tipo pulsante che avviene spontaneamente (non è imposto da cause esterne)
emette o genera luce di colore verde-azzurro e tale radiazione è fredda ovvero non genera calore.
è attratto e trattenuto dall’aria, dall’acqua e dalla materia organica
i metalli prima lo attraggono e poi lo respingono
ha la tendenza ad aggregarsi fluendo dai sistemi meno complessi a quelli più complessi (ad esempio, l’uomo trae energia vitale dal cibo e una pianta dall’atmosfera che la circonda).
Reich condusse indagini in diverse discipline scientifiche tra cui la medicina, la fisica, la cosmologia e la meteorologia.

Uno degli aspetti più importanti della sua teoria è che le forme della materia vivente sarebbero il risultato di semplici sovrapposizioni o superimposizioni di flussi di orgone nello spazio. La tendenza dell’orgone ad accumularsi, a differenza di altre forme di energia, consentirebbe l’organizzazione della materia caotica in strutture complesse.


I bioni prodotti dalla disintegrazione dei tessuti, a seconda del livello energetico di partenza, possono evolversi verso forme organizzate e originare organismi viventi oppure degradare in organismi piccolissimi, da lui denominati “bacilli T”, che sarebbero la causa della biopatia del cancro. I bacilli T, oltre ad essere responsabili della disgregazione degli organismi più grandi, si opporrebbero alla naturale ricomposizione della materia disgregata innescando un processo distruttivo e putrescente.


Secondo Reich, certe forme di malattia sono la conseguenza di una patologia energetica dovuta all’impoverimento o al ristagno dell’energia orgonica all’interno del corpo.


Realizzò accumulatori di orgone costituiti da strati alternati di materiale organico (lana) e metallo che usò nei suoi esperimenti. “Le irradiazioni di orgone possono essere applicate con gran vantaggio e senza nessun pericolo, neanche di eccessiva irradiazione” (anche se a scopo terapeutico raccomandava di non utilizzare accumulatori con più di tre strati), nelle seguenti condizioni: grave stanchezza, anemia, cancro, esclusi i tumori del cervello e del fegato, raffreddori acuti e cronici, artrite, ulcere croniche, ogni genere di lesione, abrasione, ferite, bruciature, sinusite e alcuni tipi di emicrania”.


Una persona posta dentro una camera orgonica, dopo un po’, può osservare una luminosità bluastra, inoltre, muovendosi dentro la camera, si possono osservare chiaramente delle formazioni nebbiose e, permanendovi più a lungo, cominciano a comparire dei punti luminosi blu-violetti fortemente radianti. Quando la presenza dell’operatore avrà eccitato sufficientemente l’energia presente nella camera, le formazioni nebbiose si concentreranno dando luogo a lampi giallo-biancastri.


Molto interessante la similitudine con un fenomeno riscontrato all’interno della grande piramide di Giza. Gli egittologi hanno osservato che quando una mano è posta all’interno del sarcofago vuoto, ubicato al centro della camera del Re, la stessa appare circondata da una brillante luce violetta ed emana bagliori non appena viene scossa. La teoria di Reich avvalora l’ipotesi che vede le piramidi come accumulatori di energia vitale.


Nel 1955 la Food and Drug Administration (FDA), con un’ordinanza, intimò a Reich di sospendere le sue ricerche, in quanto prive di valore scientifico, ma egli continuo le sue attività e venne condannato a 2 anni di reclusione per oltraggio alla corte e alla distruzione di tutti i suoi libri e apparecchiature. Nel 1957 morì in carcere.


Anche se i risultati degli esperimenti di Reich erano sbalorditivi, vedasi i casi di cura del cancro, i suoi dispositivi avevano un aspetto negativo in quanto accumulavano indiscriminatamente ogni tipo di energia presente nell’ambiente, sia quella vitale denominata OR sia quella stagnante e cogesta denominata DOR.


Se Reich ha il merito di aver scoperto come accumulare l’orgone, a Karl Hans Welz dobbiamo la scoperta di come generarlo. Negli anni 80 Welz scoprì che inglobando particelle di metallo in una massa di resina si ottenevano degli effetti di gran lunga superiori a quelli che Reich aveva ottenuto con i comuni accumulatori. Inoltre, tale dispositivo, che chiamò orgonite (1993), aveva anche la proprietà di trasformare le energie negative DOR in energie OR positive e benefiche per la vita. Il potere vitalizzante dell’orgonite poteva essere ulteriormente amplificato con l’aggiunta di cristalli di quarzo. Oltre all’orgonite anche i pianeti rotanti, come la Terra, producono energia orgonica.


Viktor Schauberger (1885-1958)
Schauberger, guardia forestale, passò gran parte della sua vita ad osservare la natura, in particolare i torrenti di montagna, traendone importanti insegnamenti e gettando le basi per quella che potremmo definire la scienza dei vortici.

Secondo Viktor Schauberger l’etere è l’energia primigenia, la quintessenza, da cui tutto ha origine, penetra in ogni dove e compone gli atomi di cui la materia è costituita. Ogni cosa, a qualsiasi livello, dalle particelle più piccole fino alle galassie, sono formate da innumerevoli vortici. Le cariche elettriche elementari costituiscono vortici primordiali d’etere e hanno simmetria assiale. Gli elettroni (o i protoni) si respingono tra di loro solo quando sono contrapposti i loro assi di flusso entrante d’etere (o di efflusso), ma sono pronti ad attrarsi se i loro assi sono affiancati come quando generano le correnti, sotto l’azione di un campo elettrico. La forza di attrazione non risiede nei corpi, non è propria della materia e la gravità non risiede nella massa della Terra. La forza è esterna, risiede ovunque nello spazio e solo gli aggregati di materia ne determinano l’azione.


Le proprietà notevoli dell’etere sono la geometria del suo moto naturale e il livello di “affinità” nei confronti della materia.


L’etere si muove attraverso le dimensioni seguendo una geometria ben precisa, la geometria a spirale o vortice, e tale geometria la ritroviamo ovunque in natura, nelle forme vitali, nei fenomeni naturali di grande potenza quali i vortici e gli uragani, nel moto dei corpi celesti e nelle galassie, come se questi sistemi conservassero l’impronta di questa forma primigenea.


Dissertazione sulla Spirale


La forma geometrica alla base di ogni cosa che esiste nell’universo è la spirale “phi” o sezione aurea di Fibonacci.


Prendiamo la seguente sequenza di numeri, nota come sequenza di Fibonacci, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, …, in cui ogni numero è la somma dei due precedenti, possiamo vedere che il rapporto tra due numeri adiacenti tende al numero Φ = 1.6180….


Se adesso costruiamo dei quadrati aventi per lati i numeri della sequenza di Fibonacci e man mano che ne accostiamo uno al precedente effettuiamo una rotazione di 90°, possiamo vedere che unendo i quarti di circonferenza otteniamo la forma geometrica della spirale, che ovviamente può essere sia oraria che antioraria.


Nella figura che segue possiamo vedere una spirale.





La costante Φ presenta delle proprietà notevoli ed è espressione dell’unità





Johannes Kepler ci ha lasciato queste bellissime parole sulla sezione aurea: “La geometria ha due grandi tesori: uno è il teorema di Pitagora; l’altro è la sezione aurea di un segmento. Il primo lo possiamo paragonare ad un oggetto d’oro; il secondo lo possiamo definire un prezioso gioiello”.

Se è vero quanto asserisce Ermete Trismegisto “Ciò che è in alto è come ciò che è in basso”, allora tutto ci fa supporre che l’elemento costitutivo della realtà fisica materiale ed energetica deve essere collegato in qualche modo con la forma della spirale e che alla base dell’universo vi sia il movimento a spirale.

In natura la costante Φ si trova in tutta la struttura ossea: la distanza tra le dita, la lunghezza delle falangi, la lunghezza degli arti, ecc.; ma la si trova anche nel regno vegetale ed animale. Praticamente Φ è una costante di tutte le strutture dotate di vita ed è presente anche nella forma di agglomerati di materia che esprimono visibilmente una grande potenza come i vortici, gli uragani e, a livello cosmico, le galassie a spirale.


Vediamo adesso alcuni esempi tipici della spirale phi in natura:

Nautilus

Vortice di acqua


Galassia a spirale



Uragano














L’altra proprietà dell’Etere è in stretta relazione al modo in cui interagisce con la materia. Anche se l’Etere è l’aria che gli atomi respirano, ogni materiale lo assorbe o lo riflette in maniera differente. I materiali organici lo assorbono, il cemento e la plastica lo rallentano, i metalli prima lo assorbono e poi lo riflettono, i cristalli lo accelerano e vibrano alla sua stessa frequenza, infine, l’aria e l’acqua lo assorbono e ne memorizzano le frequenze. Le piante, gli animali e l’uomo essendo composti prevalentemente di acqua e sostanze organiche assorbono l’Etere.


Considerando che l’etere è presente ovunque e in quantità infinita, viene da chiedersi: Cosa occorre fare per catturare quanto più etere possibile e concentrarlo in modo da sfruttarne l’energia? Occorre seguire il suo stesso movimento, infatti, solo imprimendo alla materia un movimento spiraliforme, possiamo caricarla con un surplus di energia. Mi viene naturale pensare alla danza turbinante dei Dervisci Rotanti quale metodo per raggiungere l’estasi mistica.





Schauberger, utilizzando un ugello a vortice, ovvero imprimendo all’acqua un movimento vorticoso, scoprì che le qualità dell’acqua miglioravano rendendola simile a quella di sorgente che, scorrendo nei torrenti di montagna tra mille vortici, si carica di energia dall’etere.

Ma da dove arriva l’Etere? Se consideriamo tutte le dimensioni materiali formate da Etere aventi ciascuna una determinate frequenza di vibrazione, è naturale pensare che l’etere arrivi nella nostra dimensione dalle dimensioni superiori a più alta energia di vibrazione.


Viktor Schauberger, come tanti altri grandi scienziati in anticipo sui tempi, ci ha lasciato in eredità delle idee che ancora oggi non comprendiamo. Egli riteneva ad esempio che il cuore non è una pompa ma “è pompato”, gli uccelli “non volano” ma “sono volati”, i pesci non nuotano, ma “sono nuotati”, il sole è probabilmente un corpo freddo e oscuro, ecc.


La fisica del XX secolo


Prima dell’avvento della fisica quantistica, si riteneva che gli atomi fossero costituiti da un nucleo centrale attorno al quale, ad una distanza “enorme”, ruotavano gli elettroni. Lo spazio tra il nucleo e gli elettroni era considerato vuoto e quindi la materia era sostanzialmente vuota, ma nella realtà le cose sembrano andare diversamente.

Il premio nobel per la fisica Richard Feynmann ha calcolato che nello spazio vuoto pari ad una biglia vi è tanta energia da portare istantaneamente all’ebollizione tutti gli oceani della Terra.


Hal Puthoff, della Cambridge University, ha verificato sperimentalmente che nello spazio vuoto, schermato dai campi elettromagnetici e alla temperatura di zero gradi kelvin, esiste una quantità enorme di energia, che è stata chiamata energia di punto zero in quanto allo zero assoluto non dovrebbe esserci alcuna energia.






Nikolai Aleksandrovich Kozyrev (1908 – 1983)
L’astrofisico Kozyrev sostiene che tutta la materia è generata dal movimento di una sostanza invisibile e cosciente chiamata etere. Per Kozyrev ogni corpo materiale è immerso in un oceano di etere ed è assimilabile ad una spugna immersa nell’acqua. Seguendo tale analogia è possibile incrementare o decrementare la quantità di fluido (acqua o etere) assorbito, sottoponendo l’oggetto a varie azioni meccaniche e fisiche (strizzandolo, raffreddandolo, ruotandolo, ecc.)


Riportiamo di seguito alcune delle più importanti scoperte sperimentali del Prof. Kozyrev:

Come un oggetto materiale genera il movimento quando viene immerso in un liquido, allo stesso modo genera onde di torsione nell’etere in cui è immerso.
Le onde di torsione si propagano nell’etere seguendo la forma di una spirale tridimensionale e sono difficili da rilevare in quanto cambiano continuamente direzione.
Per potere imbrigliare meglio l’energia di tali onde, occorre sottoporre gli oggetti a continui movimenti e vibrazioni.
Facendo ruotare, vibrare o rompendo oggetti, il loro peso subisce piccole ma significative variazioni.
Un corpo subisce un incremento quantizzato e costante del proprio peso quando viene fatto vibrare entro determinati intervalli di frequenza.





Diversi ricercatori hanno condotto esperimenti che confermano la teoria di Kozyrev.


Il Dott. Bruce De Palma ha rilevato sperimentalmente che una sfera rotante lanciata verso l’alto sale più in alto e scende più velocemente di un’altra sfera uguale ma non rotante senza seguire la traiettoria prevista dalle leggi della fisica classica comunemente accettate dalla comunità scientifica.


Il Dott. David Hudson ha osservato che quando un microcluster (una massa costituita da 10 a 1000 atomi) di iridio viene riscaldato il suo peso aumenta anche del 300% e alla temperatura di 850°C scompare per riapparire soltanto quando la sua temperatura ridiscende.


A differenti livelli di densità di energia eterica corrispondono differenti realtà dimensionali o piani di esistenza. Secondo vari scienziati, tra cui Mishin, Aspden, Tesla e Keely, l’etere è suddiviso in 7 differenti livelli di densità e le varie manifestazioni di energia e materia hanno qualità differenti a seconda della densità di etere che li ha originati. In tale modo ritroviamo anche a livello di realtà dimensionale lo stesso schema dell’ottava che caratterizza le vibrazioni della luce visibile (i sette colori dell’arcobaleno) e del suono udibile (le sette note musicali). Anche le leggi della fisica variano al variare della densità dell’etere e quindi al variare della realtà dimensionale.


Con l’avvento della fisica dei microcluster si è visto che gli atomi, costituiti da vortici di etere, si assemblano tra loro secondo numeri ben definiti, detti “numeri magici”, in modo da raggiungere la configurazione di un Solido Platonico.


Alla luce del modello di Kozyrev gli atomi e le molecole avrebbero una struttura a strati di onde sferiche nidificate, a cipolla, e l’effetto di quantizzazione del peso spiegherebbe la natura multidimensionale della materia. Quando un corpo aumenta di peso si ha un ingresso di energia a densità più elevata, quando diminuisce di peso una quota parte di energia-materia si sposta in una dimensione più alta a densità minore.


Tutta la materia imbriglia onde di torsione per sostenere la propria esistenza.


Kozyrev sosteneva che “tutte le forme di vita dovevano essere composte da una forma di energia invisibile a spirale”.


L’energia eterica è in realtà l’alimento principale per la salute di un organismo ancora prima della respirazione, dell’ingestione e dell’esposizione ai raggi del Sole.


Paramahamsa Tewari nella Space Vortex Theory asserisce che le particelle elementari non sono altro che vortici sferici di energia, sulla superficie di un oceano di etere avente energia infinita.


A seconda del livello vibrazionale dell’etere, si ha la manifestazione di una determinata dimensione, si forma la materia più o meno densa, propria di quella dimensione, e tutti i campi energetici conseguenti al movimento della materia nell’etere. Ad esempio, nel caso particolare del nostro universo materiale il moto della materia crea dei vortici nel campo eterico generando i campi gravitazionale, magnetico, ecc. che sono alla base dei relativi fenomeni energetici.


La più alta vibrazione dell’etere, che dà luogo ad un fenomeno osservabile, è quella che genera le onde luminose. Si tratta di onde che andandosi a infrangere contro la materia creano dei vortici nel campo eterico noti come fotoni.


Nel 1987 il chimico Helmut Hoegl ha ipotizzato che la materia, dall’elettrone in su, sia formata dall’aggregazione di fotoni.


Isaac Newton aveva intuito l’esistenza di uno Spirito dell’Universo avente proprietà simile a quelle dell’Etere
“… questa specie di spirito sottilissimo che penetra attraverso tutti i corpi e che è nascosto nella loro sostanza; è per la forza e l’azione di questo spirito che le particelle dei corpi si attirano mutuamente alle più piccole distanze e che aderiscono allorché sono contigue; è per tale agente che i corpi elettrici agiscono a distanze più grandi tanto per attrarre che per respingere i corpuscoli vicini, ed è sempre col mezzo di questo spirito che la luce emana, si riflette, si rifrange e riscalda i corpi; tutte le sensazioni sono eccitate e le membra degli animali sono mosse quando la loro volontà lo ordina mediante le vibrazioni di questa sostanza spiritosa che si propaga dagli organi esteriori dei sensi lungo i filamenti solidi dei nervi, fino al cervello ed in seguito dal cervello ai muscoli. Ma queste cose non si possono spiegare in poche parole; non si fecero ancora sufficienti esperienze per poter determinare esattamente le leggi secondo le quali agisce questo spirito universale.”


Se l’etere smettesse di ruotare, in modo intelligente e con un certo proposito, l’universo si dissolverebbe.


Siamo ancora lontani dal comprendere tutte le proprietà dell’Etere, ma incomincia a farsi strada l’ipotesi che questo mezzo sottile possa essere intelligente e che possa avere a che fare con la nostra coscienza. Alcuni fisici d’avanguardia ritengono che una teoria unificata della fisica non possa fare a meno di comprendere i concetti di Etere e di Coscienza.


Anche se non riusciamo a vedere l’Etere, non possiamo affermare che non esiste. Ci sono tante altre cose che non riusciamo a vedere ma che in qualche modo percepiamo come ad esempio la gravità che ci mantiene sulla Terra.


La spiritualità orientale


Nella tradizione spirituale induista si fa largo uso dei termini Prana e Kundalini. Per capire bene il significato e la differenza tra questi due concetti riporto le descrizioni che di esse ci ha dato Sri Govinda:
“Il Prana è l’energia vitale che regola le funzioni dell’organismo, fa battere il cuore, muove i polmoni durante la respirazione, dà vigore fisico e tiene in vita il corpo. Esso produce nascita, crescita, salute, malattia, vecchiezza e morte”.
“Kundalini è energia inattiva [...] è l’energia cosmica spirituale che ha creato l’universo. Ella pervade e sostiene tutte le cose animate e inanimate, pianeti, soli e galassie. L’esistenza è possibile solo grazie a questo potere infinito che è il supporto statico di tutta la materia, la base fondamentale della sostanza organica e inorganica. E’ la sorgente di ogni forma di vita. Tutte le creature, piccole e grandi, a qualunque stadio si trovino e a qualunque piano appartengano – fisico, astrale o causale – devono a lei la loro esistenza. E’ la Madre dell’intero universo. Questa meravigliosa e onnisciente energia è completamente libera e proietta la creazione di sua spontanea volontà, sebbene trascenda spazio, tempo e sostanza, rimanendo supremamente distaccata e mantenendo immutati la sua purezza e il suo stato divino. Tutte le forme di energia promanano da lei, che è auto luminosa e colma di beatitudine. E’ l’essenza vitale che manifesta la diversità delle forme materiali dentro la propria unità spirituale”.


Akasha è un altro termine ricorrente correlato all’Etere e che si differenzia dagli altri visti in precedenza. Esso manifesta un altro attributo dello Spirito che è la sua infinita capacità di memorizzare e trasmettere informazioni.


“Akasha”, che in sanscrito significa etere o spazio, è l’elemento base dell’intero universo. Akasha è l’onnipresente esistenza che pervade tutto, ha un effetto organizzatore sulla materia e costruisce le forme. L’akasha diviene il sole, la terra, la luna, le stelle, l’aria, i liquidi ed i solidi; forma il corpo umano, gli animali, le piante e ogni forma che vediamo, tutto ciò che percepiamo con i nostri sensi, tutto ciò che esiste. L’akasha non può essere percepito perché va al di là di ogni ordinaria percezione, si può vedere e toccare soltanto quando si condensa e prende una forma, fluisce attraverso di esse e le collega fra loro, inoltre, è sempre associata a una qualche forma di coscienza.


Grandi sensitivi e veggenti come Edgar Cayce, Madame Blavatsky, Alice Bailey e Rudolf Steiner, hanno avuto accesso alle informazioni contenute in quelle che vengono chiamate cronache dell’Akasha, o Resoconti Akashici, cioè quella dimensione in cui è contenuta la memoria di ogni avvenimento verificatosi, di ogni pensiero e desiderio che ha attraversato la mente o il cuore di ogni individuo vissuto sulla Terra.


Madame Blavatsky diceva: “L’Akasha, Luce Astrale, può definirsi come l’Anima Universale, la Matrice dell’Universo, il Mysterium Magnum dal quale tutto quanto esiste è nato per separazione o differenziazione. È la causa dell’esistenza; riempie tutto lo spazio infinito…è lo spazio”.


La parola Akasha si utilizza per nominare un piano di coscienza cosmica che funge da archivio, nel quale, come si è già detto, si registrano tutte le situazioni, pensieri, emozioni, parole, intenzioni ed azioni di un essere, dalla sua separazione dalla Fonte o Dio, fino al suo ritorno definitivo al punto d’origine; contiene quindi l’intera storia d’ogni anima, sin dall’alba della Creazione. Quest’archivio ci connette tutti, gli uni agli altri, contiene ogni simbolo, archetipo o racconto mitologico che esiste e perciò diviene la fonte maggiore di conoscenza e verità che l’essere umano possa consultare; chiamato anche “Libro della Vita”, come lo si conosce nella Bibbia, lascia la sua impronta indelebile nella vita.


Conclusioni


Lo Spirito proietta il mezzo attraverso cui si manifesta l’universo, a cui diamo il nome di Etere.


L’universo è multidimensionale e tutte le infinite dimensioni, che sono il risultato delle infinite vibrazioni dell’etere, coesistono in un unico universo. Quindi non vi sono infiniti universi, ma infinite dimensioni all’interno di un solo universo.


Lo Spirito, facendo variare lo stato di vibrazione dell’Etere, genera dei vortici e crea le dimensioni; inoltre, all’interno di ogni dimensione, facendo ruotare e combinare in vario modo i vortici, crea i mondi sottili, la materia e tutte le forme di vita.


L’universo è immerso in un oceano di Etere, onnipervadente, che trasmette alle manifestazioni materiali le proprie vibrazioni fornendogli incessantemente energia. Questa energia intelligente regola le funzioni dell’universo e di tutto ciò che è in esso contenuto. Essendo questa energia alla base di tutti i fenomeni vitali dei regni minerale, vegetale ed animale, possiamo chiamarla energia vitale.


A prescindere da quanto riportato dai vari autori presi in esame, è importante capire che l’Etere è il potere divino o spirituale, intelligente e onnipervadente, che quando viene attivato genera e dirige i campi energetici universali. Il concetto di Etere pertanto coincide con quelli di Kundalini e Aka. L’energia vitale che si ottiene per attivazione dell’Etere corrisponde invece ai concetti di Prana, Od, Orgone, Mana, ecc. Quando invece prendiamo in esame quel particolare attributo dello Spirito che concerne la capacità di memorizzare ogni avvenimento o informazione, allora è corretto assimilarlo al concetto di Akasha.







Fonte: http://antoniovaccarello.wordpress.com/letere/