venerdì 6 giugno 2014

TRACCE DI PIANETA ALIENO TROVATE SULLA SUPERFICE LUNARE

Gli Astronauti dell'Apollo hanno riportato sulla terra un pezzo di roccia lunare, la quale sottoposta a delle analisi, mostra tracce di un "pianeta" chiamato Theia.
I ricercatori sostengono che la loro scoperta, confermi la teoria che la luna sia stata creata da una collisione cataclismica. 
La teoria che la luna sia nata inseguito di una collisione tra la Terra e il pianeta Theia di circa 4.5 miliardi di anni fà, fù dichiarata sulla rivista "Science"

Attualmente la teoria dell'impatto gigante è quella maggiormente accettata dalla comunità scientifica. Fu proposta nel 1975 da William K. Hartmann e Donald R. Davis i quali ipotizzarono l'impatto di un corpo delle dimensioni di Marte (che è chiamato Theia o Orpheus) con la Terra. Da quest'impatto si sarebbe generato abbastanza materiale, nell'orbita circumterrestre, da permettere la formazione della Luna. Anche l'astronomo canadese Alastair G. W. Cameron era un convinto sostenitore di questa tesi. Si pensa, inoltre, che i pianeti si siano formati attraverso un'accessione di corpi più piccoli in oggetti maggiori e, al giorno d'oggi, è riconosciuto che impatti come questo potrebbero essere avvenuti anche per alcuni altri pianeti. Simulazioni al computer dell'impatto riescono a predire sia il valore del momento angolare del sistema Terra-Luna, sia la piccola dimensione del nucleo lunare.

L'ipotetico corpo Theia si sarebbe formato in un punto di Lagrange relativo alla Terra, ossia in una posizione gravitazionalmente stabile lungo la stessa orbita del nostro pianeta. Qui Theia si sarebbe accresciuto progressivamente inglobando i planetesimi e i detriti che occupavano in gran numero le regioni interne del sistema solare poco dopo la sua formazione. Quando Theia crebbe fino a raggiungere la dimensione di Marte, la sua massa divenne troppo elevata per restare stabilmente nel punto di Lagrange, soprattutto considerando l'influenza di Giove nel turbare le orbite degli altri pianeti del sistema solare. In accordo con questa teoria, 34 milioni di anni dopo la formazione della Terra (circa 4533 milioni di anni fa) questo corpo colpì la Terra con un angolo obliquo, distruggendosi e proiettando nello spazio sia i suoi frammenti sia una porzione significativa del mantello terrestre. L'urto avvenne con un angolo di 45° ed ad una velocità di circa 4 m / sec. (circa 14.4 km / h, quindi rallentando rispetto alla fase d'avvicinamento calcolata in 40 km / h) e siccome i due pianeti erano ancora allo stato fuso, e - quindi - plastici, ancora prima dello scontro fisico, le forze mareali avevano iniziato a distorcerne gli stati superficiali prima, ed asmembrarne protocrosta e protomantello poi. Inoltre, sembra che quasi la totalità della massa lunare sia di derivazione dalla crosta e dal mantello della prototerra. La prototerra, colpita da Theia, avrebbe dimezzato il proprio tempo di rotazione dalle originale 8 ore a 4 ore.

Secondo alcuni calcoli, il due per cento della massa di Theia formò un anello di detriti, mentre circa metà della sua massa si unì per formare la Luna, processo che potrebbe essersi completato nell'arco di un secolo. È anche possibile che una parte del nucleo di Theia, più pesante, sia affondata nella Terra stessa fondendosi con il nucleo originario del nostro pianeta.

Si ritiene che un simile impatto avrebbe completamente sterilizzato la superficie terrestre, provocando l'evaporazione degli eventuali mari primordiali e la distruzione di ogni tipo di molecola complessa. Se mai sulla Terra fossero già all'opera processi di formazione di molecole organiche, l'impatto di Theia dovrebbe averli bruscamente interrotti.

È stato inoltre suggerito che in conseguenza dell'impatto si siano formati altri oggetti di dimensioni significative (ma comunque inferiori a quelle della Luna) che avrebbero continuato ad orbitare attorno alla Terra, magari occupando uno dei punti di Lagrange del sistema Terra-Luna. Nell'arco di un centinaio di milioni di anni al più, le azioni gravitazionali degli altri pianeti e del Sole ne avrebbero comunque destabilizzato le orbite, causandone la fuga dal sistema o delle collisioni con il pianeta o con la Luna. Uno studio pubblicato nel 2011 suggerisce che una collisione tra la Luna e uno di questi corpi minori (dalle dimensioni pari ad un trentesimo di quelle lunari), potrebbe aver causato le notevoli differenze in caratteristiche fisiche esistenti tra le due facce della Luna. Le simulazioni condotte suggeriscono che se l'impatto tra i due satelliti fosse avvenuto con velocità sufficientemente bassa, non avrebbe condotto alla formazione di un cratere, ma il materiale del corpo minore si sarebbe "spalmato" sulla Luna, aggiungendo alla sua superficie uno spesso strato di crosta degli altipiani (che oggi vediamo occupare la faccia nascosta della Luna, la cui crosta è spessa circa 50 km più di quelle della faccia visibile). Recentemente (2001) la ricercatrice statunitense Robin Canup ha modificato la teoria dell'impatto gigante illustrando che la neonata Luna sarebbe stata collocata su un'orbita non stabile e sarebbe ricaduta sul pianeta. L'attuale inclinazione dell'asse di rotazione terrestre è frutto del secondo impatto. La teoria del doppio impatto nasce perché, con un singolo impatto, non si sarebbe avuta la quantità di materia necessaria a formare la Luna, in quanto la massa del disco che si sarebbe condensata a seguito del primo impatto, sarebbe stata circa 2 volte inferiore a quella dell'attuale massa lunare. Inoltre solo parte di questo materiale era al di là del limite di Roche, quindi non si sarebbe mai potuto aggregare per formare un satellite di grosse dimensioni.





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