giovedì 17 luglio 2014

La Storia Di Maurizio Cavallo

Maurizio Cavallo
Maurizio Cavallo, persona molto sensibile e schiva, in una notte come tante si ritrovò catapultato ai margini della realtà, condotto sull'orlo della follia, in una diversa concezione e percezione dello spazio e del tempo. Quella sera Maurizio conobbe i Signori delle stelle, gli antichi guardiani, i Creatori d'ancestrale memoria. Lì una parte di lui morì...quella parte che racchiude il sapere relativo, estraneo all'assoluta consapevolezza...lontano dagli schemi rassicuranti della geometria euclidea, assai più in là della famigliare consapevolezza del bene e del male. 


Un delirio che per lui durò undici anni, una lenta agonia...per un inesorabile mutamento di coscienza. 


Quella notte di fine estate, Maurizio, dopo una serata con degli amici in pizzeria e un giro in macchia tra le stradine di collina, si ritrovò a giungere con gli stessi in una radura e appena smontati dalle vetture, apparve un bolide di fuoco squarciare il cielo, una sfera di fuoco apparsa dal nulla. Rimasero tutti attoniti nell'osservare le bizzarre evoluzioni di quella "cosa", che con una rapida manovra d'avvicinamento si inoltrò nel bosco di pioppi irraggiando tutto con una smorzata tonalità rosso-arancio.




Vercelli Giugno 2005



Maurizio e i suoi amici sorpresi ed eccitati dall'accaduto, decisero di andare a vedere lì dove la sfera di luce sparì nel bosco. Ma era talmente fitto, che alla fine ci rinunciarono. Subito dopo, tornando verso le auto e poi a casa, non fecero altro che parlare dello strano evento, ipotizzando le più disparate congetture. Quando Maurizio si separò dai suoi amici erano più o meno le 23-23,30, e si accorse di stare poco bene. Provava capogiri ed improvvise vampate che gli salivano dallo stomaco, malesseri che impiegarono ben poco tempo per diffondersi con straordinaria intensità. Maurizio si sdraiò nel letto in preda all'angoscia. Sentiva freddo, e sudava incessantemente. Andò in bagno più volte per lenire con l'acqua le sue agonie, tentando anche di vomitare - visto che pensava di essere soggetto ad un disturbo di tipo alimentare -. La casa era di un silenzio inquietante...tutto era attutito, fin che Maurizio non urtò un bicchiere, lo vide cadere con una lentezza esasperante, nel cadere esplose in mille schegge brillanti, ma non udì il tonfo che inesorabilmente avrebbe dovuto produrre. In casa dominava un silenzio angosciante, contornato da ombre ovattate trasudare tra i muri. Fuori casa vigeva lo stesso silenzio. Era l'una passata, Maurizio ormai febbricitante tentava in vano di addormentarsi. Sentiva che qualcosa non andava, non connetteva più, così decise di lottare contro coloro che insinuavano la sua mente: qualcosa o qualcuno gli ordinava di vestirsi e uscire in macchina per recarsi su per la collina. Delle forze a lui estranee lo inducevano a fare ciò che lui non avrebbe voluto, ma nonostante cercasse di opporsi si ritrovò in macchina, col motore già avviato, e poi verso le tortuose strade di collina. Maurizio era terrorizzato, ed in uno stato psicofisico pietoso. Dopo un po', tra un nugolo di pensieri confusi, Maurizio si ricordò di essere senza benzina. Come per risposta la vettura si spense, e lo lasciò nel buio più totale. Uscito dalla macchina prese a fuggire nell'oscurità della notte verso la città. Resosi ulteriormente conto di non stare in piedi, decise di recarsi presso la guardia medica; ma aveva dimenticato che opporsi agli invisibili era inutile e doloroso. Fitte lancinanti gli divorarono il cervello, come per ordine, l'imposizione di proseguire verso la radura della sera precedente; Maurizio sconfitto ed avvilito andò avanti. Raggiunta la radura, in essa vigeva lo stesso silenzio innaturale ed opprimente. L'atmosfera era rarefatta e immobile, proprio come aveva avvertito in casa qualche ora prima. Non sapeva che ora fosse, l'oscurità della notte gli rendeva impossibile leggere l'orologio. Basandosi sull'ipotetico tempo trascorso tra l'uscita di casa ed il raggiungere la radura a piedi, realizzò che forse erano le 4 di mattina.

Nave Clariana ripresa sul fiume Po, ottobre del 1994
Poi accadde ciò che supera l'immaginazione, quanto di più spaventoso e assurdo la mente umana possa concepire. All'improvviso apparve: enorme, incombente. Una sfera di fuoco vorticoso, sfavillante lo sovrastò; all'interno Maurizio scorgeva un corpo di colore più chiaro, argentato. Ad un tratto si sentì volteggiare, attirato verso l'alto. Era in preda alla più totale disperazione...e ormai rassegnato s'arrese all'inevitabile. Un ronzio sentiva appena, che nel silenzio si fece strada tra le sue orecchie. Gli occhi sudati, accecati da una luce trasparente, quasi viva. Gli sembrava d'esser dentro ad una campana di vetro, attraverso la quale si scorgeva un ambiente incredibilmente vasto - in paragone con il diametro che appariva all'esterno (di circa 15 o 20 metri) -. Abnorme, spoglio, quasi senza limiti. Maurizio scorgeva soltanto una serie di pannelli organizzati verso tutta la circonferenza dell'astronave. Essi partivano da circa un metro dal pavimento color verde smeraldo, convergendo degradanti verso il soffitto semicircolare. In ogni dove una pulsazione di luce emanante colori tenui che andavano dal violetto, all'azzurro metallico. Gli parve d'esser dentro una creatura biologica. La sua immobilità gli rendeva impossibile scorgere il resto alle sue spalle. Ad un tratto il ronzio nelle sue orecchie crebbe d'intensità, una voce s'inoltrò nella sua mente: gli disse di non temere nulla, poiché non gli sarebbe fatto alcun male. Il suo cuore pulsava incessantemente insieme al pulsare delle stelle, si sentiva dilatato verso emulsioni di luce sfavillante, nel mezzo del sapere dell'intero universo. Sapeva...era come se sapesse tutto, nulla più era un segreto per lui. La sua coscienza era in espansione impadronendosi di un sapere atavico, terribile. Ad un tratto Maurizio notò una voce che gli parve venire dalle profondità degli abissi, tra gli albori delle galassie. "Non aver paura", ripeteva la voce. Il ronzio s'intensificò ulteriormente, modificando i toni bassi in echi striduli, laceranti, provocandogli nausea misto a urla senza suono. Quando il rumore raggiunse livelli insopportabili, Maurizio nel chiudere gli occhi si sentì cadere, precipitare velocemente verso il basso. Poi ad un tratto tutto si placò. Attonito Maurizio scorse attraverso le palpebre socchiuse e doloranti, un paesaggio fiabesco: irreali costruzioni dalle strane forme, dall'architettura tondeggiante e monolitica, svettare a perdita d'occhio. Emanavano una luce calda, tra il giallo e l'arancione. Oggetti inconsueti galleggiavano in uno spiazzo circolare. Ma sopra ogni cosa, lo impressionò un edificio che dominava su tutto. Appariva come una conchiglia rovesciata. Maurizio nel fare qualche passo titubante, si voltò incredulo, e vide l'astronave con cui lo avevano rapito: non era più pulsante, ed avvolta dalle fiamme. Ora assomigliava ad una gemma tondeggiante che andava assottigliandosi ai bordi.




Ricognitore Clariano in evoluzione.
A sinistra: Vinzaglio Agosto 1988 
A destra: foto ripresa nel Massiccio dell'Estérel - Francia Maggio 2005.
In evidenza la differenza di densità tra i velivoli per cambiamento dimensionale degli stessi.



Non sentiva più alcun dolore. Avvertì un odore pungente, un misto d'erba bagnata e salsedine. Tra una ridda di sensazioni contrastanti, Maurizio sentì nuovamente ripresentarsi quel senso di vertigini, precedute da una voce: " Benvenuto, figlio di Sahrahs, il mio nome è Chama e provengo da Clarion ". Quella voce aveva lo straordinario potere di creare a Maurizio delle visioni nella sua mente. Tramite proiezione olografica, vide Clarion: un pianeta di un azzurro cristallo e mimosa. Maurizio sorvolò verso il pianeta costeggiando alte vette, oceani e foreste incontaminate. Sempre tramite immagini indotte, Maurizio apprese che Clarion, nell'idioma alieno significa "splendore", appartenente ad un sistema binario nella terza galassia. Esso dista 150 mila anni luce dal nostro mondo, spazio che i Clariani per giungere sino a noi, impiegano 72 - 73 dei nostri giorni Terrestri. Loro viaggiano attraverso ciò che noi definiamo una sorta di corridoi magneto-temporali.

Ricognitori Clariani penetrano nell'atmosfera terrestre da un varco dimensionale. Vercelli - Aprile 1988

Ad un tratto, a pochi metri dall'astronave, comparvero due figure. Una delle due si avvicinò, e illuminato in volto, finalmente Maurizio lo poté vedere chiaramente: aveva fattezze umane, e sembrava scivolasse piuttosto che camminare. Era alto, atletico, portava in viso i tratti somatici dell'indio preincaico. Egli alzò il braccio destro - gesto che Maurizio ansiosamente interpretò come un saluto -, e si insinuò nuovamente nella mente di Maurizio: "non avere paura", questo comunicava Chama. Poi Maurizio seppe che doveva seguirlo e si avviarono verso le insolite costruzioni. Solo allora Maurizio si accorse che in quel mondo non esistevano zone d'ombra: tutto era illuminato, come se la luce sgorgasse dalla materia stessa. Si avviarono affiancati verso un tunnel che li separava dalle strutture. Lo stesso era contornato da una strana vegetazione, che celava qualsiasi cosa ci fosse oltre, al disopra ed intorno. Quando furono davanti all'edificio a forma di conchiglia rovesciata, Chama precedette Maurizio e gli fece segno di seguirlo. Maurizio titubante fece due passi. 

Alcune foto 
di Clariani che Maurizio
incontrerà in seguito: 
Suell, Jairha, Nytirha
Chama nel cogliere la riluttanza, l'indecisione e l'indifferenza, fece eco nel suo cervello con la sua voce: "non hai da temere nulla". Maurizio sentiva le tempie pulsare mentre gli appariva chiara la situazione: forse sarebbe uscito da questo incubo, solo se questi esseri lo avessero voluto. La situazione per Maurizio era ormai drammatica. Si sentiva stanco. Arrivati dentro l'edificio, si avviarono verso l'enorme salone circolare. Esseri dai capelli bianchi e pelle molto chiara, vestiti con lunghi abiti fluenti e diversamente colorati, fissavano Maurizio con occhi immobili e penetranti. Essi l'indussero a guardare verso un monolito tondeggiante al centro di un tavolo rettangolare. Subito dopo inoltrarono con immagini e suoni la mente di Maurizio: vide la sua vita scorrere velocissimamente. Comprese di trovarsi in una delle loro basi sotterranee sul nostro pianeta, situata nel cuore dell'Amazzonia. Maurizio così apprese che egli osservavano da tempo l'evoluzione della razza umana. Gli dissero di essere i "Guardiani del Mondo", appartenenti ad una Federazione Intergalattica, che unisce differenti specie e popoli stellari differenti. Il loro scopo è preservare la vita. Alcuni di essi sono i "Creatori" che diedero vita alla stessa razza umana sul pianeta, innestando il codice genetico primordiale, modificando le strutture biologiche, creando la vita stessa nelle sue più disparate forme e sostanze. Maurizio attonito nel vedere e apprendere tale conoscenza, s'incominciò a chiedere il perché del suo rapimento; ma tale domanda nella sua mente non ricevette mai alcuna risposta. Nel girarsi vide Chama sorridergli nell'osservare l'immane ondata di dubbi pervadere la sua mente. Al suo fianco Maurizio ravvisava una creatura d'assoluta bellezza, la quale può essere definita solo tacendo, poiché ogni tentativo ne deturperebbe il ricordo: "Dhara". Occhi di un indefinibile azzurro dal taglio vagamente orientale e felino. Indossava un abito blu scuro simile a quelli medioevali, lungo fino a coprirgli completamente i piedi. Aveva i capelli raccolti da una singolare acconciatura e in parte sciolti sulla sinistra del viso. Maurizio notò che le figure dai bianchi capelli erano scomparse, apprese che era ora di lasciare il salone. Nel silenzio più assoluto, Maurizio seguì Chama e Dhara che lo precedevano di qualche passo. Affiancarono il salone e si diressero verso una specie di pannello in movimento. Pareva che infinite lingue di fuoco violacee lo attraversassero intersecandosi tra loro. Mentalmente indussero Maurizio a varcarlo. Una sensazione di torpore in tutto il corpo lo pervase. L'angoscia lo riprese e gli strinse la gola. Si sentiva precipitare in un tunnel senza fine tra una pletora di colori saettanti. Subito dopo si ritrovò sdraiato in un prato. Il sole era alto, la sottile brezza gli portava i rumori lontani della città...

Questa è la storia di Maurizio Cavallo, il quale ha subito un abduction da parte degli esseri di Clarion. Codesto incontro non si limiterà alla esperienza della notte del 1981 raccontata poc'anzi. In seguito, Maurizio avrà altri incontri con i Clariani, i quali si faranno vivi ogni tanto nell'arco della sua vita, per parlargli di mondi remoti, preoccupati per la razza umana. In attesa che gli esseri umani si risveglino per abbracciare la loro vera natura, per guardare più in là di dove i loro occhi vedono, unendosi con l'antica meraviglia universale del Cosmo. Tra gli albori di loro stessi, scorgendo i loro sogni di ancestrale memoria, forse, un giorno, l'umanità riuscirà ad adempire il proprio destino. Forse, un giorno, sapremo di essere figli delle stelle o schegge di follia, meteore erranti dell'infinito. Forse un giorno, quando l'"Archetipo Occulto" si risveglierà, penetreremo tutti nei territori dell'assoluto là dove hanno iniziato i sogni e le Galassie. E lì, perderemo noi stessi, si dissolveranno i dubbi e le paure, le domande e i mille perché che così a lungo avevano angosciato e ferito il cuore e la mente degli uomini. Forse un giorno, cammineremo tra i sogni d'inenarrabile bellezza e ci renderemo conto, che la bellezza della vita risiede nelle ali del mistero e il fascino della morte nel cuore della sua incorruttibilità.




Fonte: Archive

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