lunedì 2 giugno 2014

Accuse alla NASA per aver nascosto e distrutto le prove di vita oltre la Terra. Acceso dibattito nel mondo scientifico



La NASA, che tutto sa e tutto nasconde della vita extraterrestre – almeno secondo alcuni complottisti, di cui chi scrive si fregia di far parte – l’avrebbe fatto ancora: omettere al grande pubblico la scoperta delle prove di vita oltre la Terra che potrebbero rivoluzionare il mondo. Perché il mondo ha, sì, bisogno di una bella rivoluzione, almeno di coscienza, ma non secondo i poteri in essere, che controllano anche l’agenzia spaziale statunitense. Secondo Richard Hoover, astrobiologo che ha lavorato 60 per la NASA, fondando l’AIN Astrobiology Research Group presso il NASA/Marshall
Space Flight Center e guadagnandosi fama internazionale grazie ai suoi studi sui microfossili nei meteoriti, l’esistenza di forme di vita microbiche nei meteoriti sarebbe già stata scoperta e prontamente “coperta” dalla Agency. Lo ha scritto in diversi articoli scientifici e ribadito al 2014 International UFO Congress (Arizona) il 13 febbraio. Forte del suo curriculum presso il più famoso e più influente centro di ricerche spaziali del mondo, e del suo attuale lavoro presso la Athens State University (nonché della carica di visiting researh professor alla University of Buckingham), lui la preparazione scientifica adeguata per avere voce in capitolo ce l’ha e le sue dichiarazioni si sono guadagnate un posto di primo piano in molti media importanti di lingua inglese.


Richard Hoover

Crinoidi su Marte?

Durante l’UFO Congress, Hoover, in un’intervista video rilasciata a Lee Spiegel, noto giornalista dell’Huffington Post,
ha dichiarato «Sono assolutamente convinto che la vita non sia limitata al pianeta Terra, perché ho trovato i resti di forme di vita che sono assolutamente, definitivamente extraterrestri». Come ha fatto notare Spiegel, le sue dichiarazioni hanno incontrato le critiche di molti scettici, al che Hoover ha risposto, «Questi critici non discutono con me in un aperto forum scientifico. Sarei assolutamente disponibile a un dibattito al Cosmos Club di Washington, ad andare in qualsiasi università e affrontare una discussione scientifica». Non contento, nell’intervista Hoover ha dichiarato di più
e di peggio: «Il rover Opportunity nel 2004 ha scattato un’immagine di un’affascinante struttura marziana che mostra forme strutturali coerenti con organismi conosciuti sulla Terra come crinoidi…
I crinoidi sono echinodermi spinose forme di vita marine, ndt), come le stelle marine… e quindi questi sono animali!
Quello che sto dicendo è che Opportunity ha scattato una fotografia su Marte che mostra forme coerenti con quelle da noi conosciute come cronoidi…
La cosa incredibile è che in questo caso abbiamo un possibile fossile di un organismo interessantissimo in una roccia marziana e tre ore e mezza dopo che la foto è stata fatta, la roccia è stata distrutta dallo strumento di abrasione (del rover, ndr)». Hoover avrebbe chiesto all’astrobiolofgo della NASA David McKay (scomparso nel febbraio 2013) perché quella roccia sarebbe stata distrutta, e gli è stato risposto «per cercare del carbon fossile al suo interno». La spiegazione non ha convinto Hoover, però, che spiega: «Chiunque sappia qualcosa di paleontologia, sa anche che non è necessario trovare carbon fossile per trovare fossili (…). Se un paleontologo trovasse sulla Terra una roccia contenente un fossile interessante, lo raccoglierebbe. Non trovereste mai un paleontologo che dicesse, “Eih, questo potrebbe rappresentare un nuovo genere di vita sulla terra. Dov’è il mio martello? Voglio farlo a pezzi».


Richard Hoover nella cover di un suo saggio scientifico, scritto con altri importanti scienziati. A sinistra un’immagine delle possibili forme di vita simili ai crinoidi, su Marte

Referaggio e polemiche

Le dichiarazioni di Hoover, pur non avendo cambiato l’atteggiamento negazionista dei più, hanno acceso un dibattito
nel mondo scientifico. Ad esempio, in seguito alla stesura di un articolo che l’astrobiologo ha sottoposto a referaggio
per la pubblicazione sulla rivista scientifica Journal of Cosmology, che avrebbe trovato l’approvazione del capo
redattore, l’astrofisoco di Harvard Rudy Schild, dichiaratosi d’accordo con le sue conclusioni sulla presenza di microfossili nei meteoriti.




Il paper in questione, Fossils of Cyanobacteria in CI1 Carbonaceous Meteorites (Journal of Cosmology, Marzo 2011, Vol. 13) ha passato il referee ed è stato pubblicato, scatenando le polemiche, tanto che lo stesso Dr. Schild, non certo uno sprovveduto nel suo campo, si è trovato a dover difendere la posizione dello scandaloso astrobiologo: come riportato dall’Huffington Post il 3 agosto 2011, «Secondo Schild, le critiche all’articolo di Hoover sono legittime, ma lui è d’accordo con le sue conclusioni».


David McKay

Ma di quali critiche stiamo parlando? Il paper sul Journal of Cosmology era stato evidenziato su FoxNews, catturando l’attenzione di molti siti e giornali americani, e la risposta della NASA era stata immediata: Hoover si sbaglia. «Solo
perché sembra che i fori (nei meteoriti, ndr) siano stati fatti da batteri, questo non fa di loro fossili di microbi extraterrestri.
I meteoriti potrebbero essere stati perforati dalla contaminazione terrestre». Ne era seguita l’immancabile messa in discussioni delle credenziali di Hoover (non avrebbe un dottorato), una prassi a cui tutti o quasi coloro che non si allineano con la posizione dell’establishment in materia di vita extraterrestre vengono sottoposti. Evidentemente le
sue competenze scientifiche erano sufficienti per dirigere un gruppo di ricerca alla NASA, ma non per pubblicare un
articolo scientifico, fra l’altro passato al vaglio della commissione di referaggio e giudicato adatto alla pubblicazione.
Non è dato sapere al pubblico se Hoover abbia ragione o meno, ma una cosa salta agli occhi: generalmente le credenziali scientifiche sono adeguate solo se ci si allinea con la versione ufficiale di qualcosa. Lo dimostrano altre “critiche” mosse alle sue impopolari conclusioni sui fossili spaziali e riportate sempre dall’HuffPost: «L’Associated Press ha parlato con decine di scienziati, e nessuno di loro si è trovato d’accordo con le conclusioni». Ah, be’, allora…





La NASA citata in tribunale

Sempre l’ente spaziale americano si è trovato al centro di un’accesa polemica, questa volta scatenata dalle accuse
dell’astrobiologo Rhawn Joseph, che le avrebbe addirittura fatto causa per aver nascosto fondamentali informazioni
su una roccia marziana fotografata da Opportunity l’8 gennaio scorso. Pinnacle Island, come è stato soprannominato
dalla NASA stessa l’oggetto del dibattito, secondo Joseph potrebbe essere un organismo biologico, assente
nella prima immagine inviata dal rover, e poi misteriosamente comparso in una seconda. Secondo la Agency, invece, sarebbe solo una roccia che il rover avrebbe fatto scivolare con i suoi spostamenti, di qui la spiegazione di come mai nella prima immagine fosse assente.




Rhawn Joseph

Diamo atto alla NASA che la spiegazione ha una sua logica, ma riportiamo la notizia per esteso che ha fatto il giro
del mondo, forse perché non capita tutti i giorni che l’ente spaziale per eccellenza venga citato in giudizio:

È la prova della vita su Marte, o solo un semplice roccia? Un astrobiologo ha citato in giudizio la NASA per costringerla a fornire maggiori informazioni su una pietra misteriosa apparsa sulle immagini scattate dal rover Opportunity l’8 gennaio. Il Dr. Rhawn Joseph ha intentato una causa in California questa settimana contro la NASA e il suo amministratore, Charles Bolden, chiedendo che l’agenzia «esamini e indaghi approfonditamente e scientificamente l’organismo biologico putativo».

La NASA ha definito l’oggetto una roccia, affermando che la sua presunta apparizione successiva nelle foto del posto,
ma non in un’immagine “prima”, sia stata causata probabilmente dalle manovre del rover, che avrebbero fatto rotolare la pietra. Bianca fuori e rossa all’interno, gli scienziati della NASA hanno detto che la roccia assomiglia a una ciambella di gelatina. Eppure l’agenzia ha soprannominato la roccia “Pinnacle Island”. «L’abbiamo guardata con i nostri microscopi. Si tratta chiaramente di una roccia», ha detto il Dr. Steve Squyres, principale ricercatore del rover, la scorsa settimana durante un evento in occasione del 10 ° anniversario della missione di Opportunity su Marte. «Sembra che possa essersi capovolta a testa in giù». Tuttavia, secondo Joseph questa potrebbe essere una valutazione affrettata. Egli ritiene che l’oggetto si presenti come un «fungo, un organismo composito costituito da colonie di licheni e di cianobatteri, noto sulla Terra come Apothecium», ha scritto nella petizione presentata. Ha affermato anche che la roccia era presente nella “prima” foto rilasciata dalla NASA. Joseph ha postato una versione ingrandita della prima foto su Cosmology.com, mostrando, sostiene lui, che l’oggetto sia parzialmente visibile.



Nella petizione spiega: «spore sono state esposte all’umidità grazie alle mutevoli condizioni atmosferiche di Marte. Nei 12 giorni successivi le spore sono cresciute e si sono sviluppate nella struttura raffigurata. L’evidenza è coerente con l’attività biologica e suggerisce che potrebbe essere stata scoperta la vita su Marte. Tuttavia, in assenza di umidità, campioni biologici come l’Apothecium si asciugheranno, diventando fragili, e si romperanno e questo sembra essere la condizione della struttura raffigurata».


La roccia misteriosa accanto ad Opportunity. Le due foto della NASA: la prima scattata a dicembre 2013, la seconda qualche giorno dopo

Joseph critica la NASA anche per non aver divulgato foto più ravvicinate. Ammesso che ne esistano. «Qualsiasi adulto, bambino, scimpanzé, scimmia, cane, o roditore intelligente con anche un minimo di curiosità si avvicinerebbe a indagare ed esaminare una struttura a forma di coppa che appare a pochi metri di fronte a loro, non vista 12 giorni prima, – ha scritto – ma la NASA e il suo team rover hanno rifiutato di prendere anche una sola foto in primo piano». Joseph ha aggiunto che sarebbe «inspiegabile, sconsideratamente negligente e bizarro» se la NASA non facesse foto ad alta risoluzione da una varietà di angolazioni. La NASA ha risposto alla causa giovedì dicendo che non si può discutere di una questione legale in corso, ma che l’agenzia ha condiviso le immagini con il pubblico e sta andando avanti con la ricerca sulla composizione di Pinnacle Island. «Come facciamo con tutte le nostre missioni di ricerca scientifica, la NASA continuerà a discutere di eventuali nuovi dati riguardanti la roccia e altre immagini e informazioni quando saranno disponibili nuovi dati », ha dichiarato il portavoce dell’agenzia Bob Jacobs in una dichiarazione a Popular Science. Un altro portavoce della Nasa ha sottolineato all’Huffington Post che l’agenzia procedere con cautela prima di fare qualsiasi dichiarazione in grassetto.
«Trovare la prova di vita su mondi diversi della Terra è ovviamente un obiettivo importante per la NASA – ha detto Allard Beutel – Ma deve essere la prova definitiva».







I meteoriti non finiscono mai

Un po’ in sordina, per quanto riportata da diversi media internazionali, è passata la notizia secondo cui un meteorite marziano, caduto in Antartide 50.000 anni fa, «contiene solchi e minuscole sfere che suggeriscono sia l’azione esercitata dallo scorrere dell’acqua, sia la possibilità di forme di vita elementari esistenti su Marte centinaia di milioni di anni fa. La notizia arriva dalla Nasa, che con gli esperti dello Johnson Space Center e del Jet Propulsion Laboratory (Jpl), ha analizzato con tecniche nuove un meteorite scoperto nel 2000 nel ghiacciaio antartico Yamato» (la Repubblica, 28 febbraio 2014). Ma anche in questo caso siamo fermi nel limbo delle possibilità da verificare, e l’esperienza suggerisce che, quando si tratta di vita aliena, le conferme tendono a rimandare a tempo indeterminato. Mentre oggetti volanti non identificati solcano i cieli di tutto il mondo, e testimoni civili e militari raccontano incontri
ravvicinati con velivoli ed entità che di terrestre sembrano avere ben poco, la più rassicurante ricerca sui microbi marziani prosegue, forse all’infinito.

A cura di Lavinia Pallotta

Copyright – xpublishing.it

da X-Times n°66 (Aprile 2014)




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